Incontri nel Bosco Incoronata

INCONTRI NEL BOSCO INCORONATA

19 marzo 2019
Pa’, grazie di avermi fatto vivere una favola, breve ma intensa, quando il libro è ancora tutto bianco e tutto da scrivere, e tu raccontavi e raccontavi, e io gli appunti li conservo ancora.
Poi come in ogni favola che si rispetti avrai detto, io non c’ero in quel momento: “Stretta la foglia larga la via, dite la vostra che ho detto la mia!”. Ed io ho dovuto riprendere da lì dove da solo mi hai lasciato.
Lo sai che non amo venirti a trovare lì dove riposi, massimo un a volta all’anno, per il dovere, le apparenze e le convenienze, eppure questa mattina, chissà perché, ho sentito forte il desiderio di tornare nel vecchio bosco che conoscevi bene anche tu, ho detto a Romeo “Andiamo a vedere l’acqua che scorre nel Cervaro, se c’è!”.
L’acqua c’era, un incanto, più lenta a muoversi e silenziosa nei tratti larghi, di corsa, increspata e canterina lì dove le sponde erano più vicine o in una curva.
Ma prima dell’acqua i perazzi fioriti, gli asfodeli dritti con i fiori rosei pronti a scoppiare, i grandi alberi con i rami più lunghi del tronco aperti verso il cielo come ad attendere un’altra Madonna che si posasse sopra.
E più sotto la riva la faloppa, l’erba strisciante nascosta che con le sue spine si attacca alle caviglie, ti trattiene, i cannizzi secchi e spezzati che ti segnano le gambe …. io portavo i pantaloni corti allora, e tu mi caricasti sulle spalle per proseguire fino alla sponda.


Risalita la sponda, nella radura, all’improvviso due cani di corsa sono arrivati nelle mie vicinanze, mi hanno sfiorato, tutti presi dagli afrori del bosco, dagli odori di possibili e a me invisibili piste di animali selvatici, belli, ansimanti, pelo lungo sotto bagnato e intriso di fango; non ho paura dei cani, anche questo fa parte di quella breve e bella favola.
Dietro i cani, ormai distaccato di un buon tratto di strada sterrata, un uomo procedeva lentamente, in mano un bastone dal manico ricurvo. Preso dai cani non mi sono accorto del suo arrivo nella radura, Romeo stava già confabulando, quando mi sono avvicinato parlavano di comuni conoscenze e, sbucato dal nulla, ansimando, di corsa è arrivato il terzo cane.
Ho chiesto: “Setter?”, mi ha risposto: “Si!”, “Sei cacciatore”, “Si!”.
Pa’, non ho chiesto il nome dei cani, già li conoscevo: Alpino, Boschino e Tobruk, i tuoi cani da caccia, i nostri cani.
E’ stato più lungo il guardarsi l’un l’altro negli occhi che le parole, come a cercare l’appiglio, la prova madre che rispondesse ad un reciproco “chi sei – chi non sei?”, “sei tu – non sei tu?”.


Certo, dopo 53 anni le cose cambiano molto, anche nel fisico, ma la stazza era quella, anche il colore degli occhi e lo sguardo penetrante, stempiato, e i tre cani poi!
Poteva avere la mia stessa età l’uomo che si allontanava sulla strada sterrata dopo esserci scambiati una stretta di mano, un cane lo precedeva e due gli stavano dietro, forse da qualche parte il tempo cammina più lentamente.

Raffaele de Seneen

 

Articoli recenti