MUSICA E ODORE DI CIPOLLA
di Raffaele de Seneen e Romeo Brescia
Lì fuori è da sempre uguale in questo quartiere centrale ma dimenticato.
Sono uguali i muri, i tetti, i bassi, i panni stesi al sole ad asciugare, le vie sconnesse dove a volte affiorano le “chianghette”[1] e l’acciottolato in pietre di fiume che l’ha preceduto.
Trovi ancora i segni di un passato legato alle nostre tradizioni del vivere quotidiano: paracarri in pietra, attacchi per equini, e alla religiosità: Madonne e Santi in una piccola nicchia a muro.
Quello che è cambiato è dentro: dietro i muri, sotto i tetti, nei bassi. Una trasformazione iniziata lentamente ma accentuatasi nel tempo, e sembra che sia ancora un work in progress.
Così, se giri per questo quartiere, che conosci bene da anni, i sensi di cui sei dotato portano al cervello informazioni nuove, diverse e contrastanti.
Quello che vedi, quello che tocchi (gli occhi, il tatto) confermano le certezze di un passato se non fosse per qualche testa velata che fa capolino da una porta o spazza il suo pezzettino di strada davanti all’uscio di casa. Ma anche le nostre donne portavano fazzoletti colorati e lunghi scialli di lana per coprirsi.
Sono l’udito e l’olfatto che ti portano notizie nuove.
Le radio, ma può essere anche una TV sintonizzata su un canale straniero, a volume sostenuto, specialmente la domenica, come facevamo noi con le canzoni napoletane, propone altra musica con testi che non comprendi, ritmi e sonorità, a volte strumenti, diversi: “Musica gioiosa e pretenziosa al punto giusto. Sbruffona e piena di vitalità, da riaccendere passioni che in questo Occidente ombroso appaiono spente!”: musica e canti dei paesi dell’Est.
E poi musica e canti di un altro Nord più a Sud di noi che arriva con le onde del mare, a volte i barconi: berbera, magrebina e poi pakistana che ti riporta a immagini pastorali, a gente in cammino, a una forma di preghiera fatta anche dai sospiri di una lunga attesa.
E mentre attraversi quei vicoli l’odore di cipolla fa da padrone. La usavano anche le nostre nonne in un soffritto con lardo “addacciato”[2] per il ragù della domenica.
Ma non è uguale, la nostra cipolla poi si sacrificava disperdendosi tra carne rosolata (brasciole , ecc.), un bicchier di vino, salsa di pomodoro, basilico e una foglia d’alloro.
Questa è più intensa, persistente, quasi palpabile nell’aria dove ristagna.
Viene quasi da chiedersi: ma dove mi trovo?
Dentro, dentro qualcuno è ai fornelli ma con il pensiero, trasportato sull’onda della musica, al suo paese d’origine
Sui fornelli, sui fornelli un tegame con tanta cipolla e …..
[1] Lastre di pietra
[2] Battuto
Novembre 2020