Un’occasione mancata

UN’OCCASIONE MANCATA

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

Non raramente sono apparse su facebook considerazioni sulla struttura che in Via della Repubblica ospita il sindacato della C.G.I.L.: “Il palazzo dei contadini”, così come lo ricordano ancora i più anziani, perché, inaugurato nel dicembre del 1940, venne adibito ad ospitare associazioni sindacali di categoria, assistenziali, ma anche come alloggio e mensa per i braccianti (ancora tanti all’epoca) che migravano nella piana del Tavoliere per i grossi e lunghi lavori di aratura, semina e mietitura del grano.

A tale proposito, vecchie cronache giornalistiche ci ricordano che, ogni anno, dalla fine di maggio sino a tutto giugno le piazze della nostra città erano gremite, in particolare all’imbrunire, da migliaia di mietitori che con la loro falce ad armacollo andavano in giro in cerca di lavoro.  La sera non avendo dove dormire si sdraiavano nelle piazze, sotto i porticati delle chiese o del teatro. Nel 1895 un’ordinanza comunale vietava la loro permanenza nelle pubbliche vie e li obbligava a recarsi al “vecchio casolare Tugini” o alla “Taverna di Aquila Grande”, offrendo loro un posto relativamente decente dove passare la notte. Nel tempo tante furono le iniziative delle amministrazioni comunali per ovviare a questo problema, sicuramente mai nessuna risolutiva come “La Casa del Contadino”.

E proprio la parte a quest’ultimo scopo adibita venne interessata e danneggiata dai bombardamento aerei dell’estate del ’43.

Diciamo che quello stabile, ultimo in ordine di tempo per la Foggia dell’epoca e dell’architettura fascista, almeno in parte, ebbe vita breve: dal dicembre del 1940 all’estate del 1943. Anche per questo non si trovano né i progetti esecutivi dell’epoca, né buone foto che ne mostrino i particolari nella sua integrità.

Forse, l’unica foto esistente, apparsa sul giornale “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 3 dicembre 1940 in occasione dell’inaugurazione.

Ad alcuni dà fastidio quell’immobile, viene definito “il bubbone”, cioè la cosa brutta da vedere nella spianata del Piano delle Fosse, quasi  unico colpevole della scomparsa dello stesso.

“Che piazza bella avremmo se non ci fosse quel bubbone!”.

Certo, bella, enorme, con scenari laterali che vanno da Porta Grande alla chiesa di San Rocco da una parte, e dall’altra con l’infilata della Chiesa di San Giovanni Battista, il monumento della Croce e l’Istituto Figliolia.

L’accanimento a volte feroce è frutto di ignoranza rispetto alla scomparsa del Piano delle Fosse, rispetto ai vincoli sullo stesso esistenti, ma a volte sottende anche  a visioni “di parte” che non trovando altro tipo di soddisfazione, si accontenterebbe di vedere raso al suolo quello che dal dopoguerra è diventato il simbolo di battaglie sindacali e delle conquiste dei lavoratori del nostro territorio.

L’idea di ristrutturazione, peraltro resasi necessaria nel tempo per una migliore organizzazione degli spazi interni, è vecchia di almeno 15-20 anni, passata di mano da un Segretario all’altro della C.d.L., su un progetto originario più volte rivisto anche in base alle disponibilità economiche e soggetto ad una serie di autorizzazioni, a volte negate.

Fra i più audaci, uno dei primi: abbattimento e  ricostruzione con parcheggi interrati, cessione al Comune di parte dell’area prospiciente il Figliolia per la creazione di una bella piazza con monumento a ricordo delle vittime dei bombardamenti aerei del ’43.

Comunque, tanto tuonò che piovve, ed ora l’edificio ristrutturato ha placato gli animi di tutti.

Peccato che in fase progettuale non si sia pensato a ricreare l’originario ingresso su Piazza della Croce, a ricollocare sul davanti le statue del seminatore e del contadino ora all’Ente Fiera, dove giacciono nel cantiere del vecchio ingresso fieristico, abbattuto per uno nuovo e mai realizzato.

La  foto storica ritrae le statue del seminatore e del contadino nella loro collocazione originale durante il periodo post bellico del 1943

Sarebbe stata una “ricostruzione” storica e culturale di non poco interesse e valore. Forse non tutto è perduto, questo potrebbe attirare lo sguardo di chi è tenuto a controllare e incoraggiarlo ad osare di più.

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