Foggia – Il risorgimento – I Padri della Patria

FOGGIA – IL RISORGIMENTO – I PADRI DELLA PATRIA

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

La Foggia dove si respira aria libertaria, antiborbonica, anelante  una nuova Costituzione, La Foggia dei Carbonari e delle Vendite come “I Liberi Dauni della Capitanata”, di Via dei Carbonari Dauni e di Vico Antonio Caso, patriota, capo della setta “Filo elettrico”, condannato a venti anni di carcere e liberato nel 1860.

La Foggia che per prima, fra le città del Sud, innalzò “L’Albero della libertà”, che solo per un caso non divenne il centro da cui dovevano partire i moti del 1820 guidati dal generale Gabriele Pepe – il momento era stato individuato nella tradizionale fiera di maggio – è la stessa che si ammanta di lutto nel 1882 alla morte di Giuseppe Garibaldi  (1807 – 1882), “braccio armato” di quell’epopea risorgimentale e unitaria e già nel 1883 gli dedica una via quella già chiamata Strada Portareale a cui si aggiungerà in seguito il tratto denominato Strada Madonnelle.

A Foggia si suona e si canta  l’Inno di Garibaldi anche la prima volta che si festeggia la Festa del Lavoro: il 1° maggio 1902.

Sorte diversa tocca a Giuseppe Mazzini (1805 – 1872) il campione dalle “nobili idee” unitarie e repubblicane, Foggia gli dedicherà una via cittadina solo nel 1943, quella già intestata a Cesare Balbo.

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La targa commemorativa fotografata in via Guglielmo Oberdan (1928), allora denominata piazza Cesare Battista.

Ma già dal 1921, viene ricordato da una targa sul muro di un palazzo in Piazza Cesare Battisti, è lo stesso luogo e la stessa targa verso cui si dirige un folto gruppo di cittadini foggiani in occasione del cinquantenario della morte, questa la breve cronaca apparsa su “IL LAMPO”, giornale  politico – agricolo – sociale di Foggia del 17 marzo 1922.

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Fonte : IL LAMPO del 17 marzo 1922 – Biblioteca Provinciale la Magna Capitana – (cliccare sulla foto per ingrandirla)

Nel 1921 è sindaco di Foggia Giuseppe Mandara politico di area liberale. Non conosciamo la consistenza della componente repubblicana nella vita e nella politica cittadina di quei tempi, un partito la cui formazione veniva tenuta d’occhio e avversata alla fine del 1800 come ci fa capire una riservata del sottoprefetto di Foggia in data 4 luglio 1882: “… del Partito Repubblicano non si ha traccia in questo circondario, se si tolgono alcune aspirazioni solitarie di qualche repubblicano all’acqua di rose”.

Ma va ricordato anche che Angiolillo Michele (1871 – 1897), il bell’anarchico foggiano, verso la fine degli studi aderì prima al Partito repubblicano intransigente diventando segretario della locale sezione “Aurelio Saffi” in Via Zingani.

L’adesione agli ideali e il riconoscimento verso Mazzini e Garibaldi di quei tempi va oltre gli steccati politici, mette insieme, come leggiamo, repubblicani e massoni, ma anche socialisti, e trova una comune conclusione del loro lungo e duro cammino in quelli che furono i risultati del Plebiscito per l’annessione al Regno di Sardegna, quindi al Regno d’Italia (21.10.1860), che nella nostra Capitanata furono particolarmente esaltanti, tranne qualche piccola eccezione, come ricorda “IL FOGLIETTO” del 25 aprile 1957, che però ci riporta al nostro moto ondivago fra esaltazione e corta memoria storica, a volte irriconoscenza.

E’ proprio il caso dei risultati locali del Plebiscito (come dice II Foglietto) che: “Con poche cifre su un freddo pezzo di marmo venne consegnato ai posteri …” con una targa sulla facciata di Palazzo Dogana, ma che durante alcuni lavori di rifacimento venne asportata e non più riposizionata.

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Fonte: IL FOGLIETTO del 25 aprile 1957 – Biblioteca Provinciale la Magna Capitana – Foggia – (cliccare sulla foto per ingrandirla)

 

Un altro nostro “vezzo” questo, che ha visto più di recente il mancato ripristino di una targa in pietra caduta dalla facciata di uno scalone del Municipio, come del braccio del puttino del Monumento ai Caduti in Piazzale Italia.

Però, ad opera di privati è stata restaurata la statua di Vincenzo Lanza (1784-1860 liberale e antiborbonico) nella Villa comunale.

 

 

 

 

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