Foggia – Le mura e le porte

FOGGIA – LE MURA E LE PORTE

 Raffaele de Seneen e Romeo Brescia

Pianta del Tratturo da Foggia sino alla Chiesa di Gesù Maria 1652 – ASF – Giuseppe de Falco, coll: 18 carta 42.0

Prima Casale, poi Castrum Fogie nel 1125 denota il passaggio verso un sistema difensivo più organizzato con possibili mura di cinta per un centro abitato che si va sviluppando in un territorio completamente pianeggiante, esposto su tutti i lati e privo di qualsiasi difesa naturale.

Per il vero, circa la cinta muraria cittadina, le notizie sono scarse e nebulose: da quelle che potrebbero essere state erette in epoca normanna ad altre costruite in seguito per inglobare nuovi rioni ed insediamenti abitativi lasciando parte delle vecchie all’interno, nell’attuale zona di Corso Garibaldi.

Abbattute poi per punizione da Federico II a seguito del rifiuto ricevuto alla richiesta d’ingresso in città di ritorno dalla Sesta Crociata (1228-1229), resta significativo il suo disappunto e la sua meraviglia che racchiuse nella seguente espressione: “Fogie cur me fugis cum te fecit mae manus”.

Da questo momento, qualche forestiero di passaggio annota che intorno a Foggia ci sono solo fossati difensivi e Domenico da Gravina scrive di “città senza mura” in una sua “chronica” del 1349, da altra parte si sostiene che nel 1300 le mura vengono ricostruite, mentre nel 1632 viene chiesto ai cittadini di Foggia di contribuire “alle riparazioni di muraglie e torri”.

Ma è sulla ricostruzione dell’assetto urbano che Foggia va assumendo tra il 1300 e il 1350 e che si caratterizza con quella configurazione tipica della “testa di cavallo” che si evidenziano la netta perimetrazione cittadina e le cinque porte di accesso attraverso le mura.

Veduta della città di Foggia del XVI secolo conservata presso la Biblioteca Angelica di Roma

La funzione delle porte è quella di integrare e completare, una volta chiuse, la difesa muraria cittadina in caso di necessità, e in tempi normali di assicurare il passaggio, in entrata ed uscita, di persone, animali, prodotti, derrate e mezzi di trasporto, di sicurezza durante la notte, di barriera sanitaria in caso di epidemie. Assolvono ancora la funzione di presidi erariali, luoghi in cui la fiscalità locale viene imposta e applicata con pedaggi e dazi su merci e derrate in entrata.

A tal proposito, se si considera l’analoga funzione svolta dai “casotti del dazio”, almeno venti a fine 1800, i punti di accesso alla città risultano quadruplicati.

Resta comunque il fatto che la vita e la sorte delle mura di cinta e delle porte di accesso è strettamente collegato, e sembra che Foggia, nel tempo, abbia avuto in tutto sette porte, due, le più antiche, Mania Porte e Portam Suburbii Bassani, scomparse perché inglobate da una nuova cinta urbana, e cinque come riportato su una pianta della città risalente al 1583 c. e conservata presso la Biblioteca Angelica di Roma:

  • PORTA GRANDE (P. Arpana – Tre Archi)
  • PORTA SAN TOMMASO (P. Nuova) si dice costruita nel 1642
  • PORTA SANT’AGOSTINO (P. Troia – P. Ecana)
  • PORTA REALE (P. Piccola)
  • PORTA SAN DOMENICO

Pianta della strada che da Foggia porta a Troia con indicazione delle distanze e dei confini demaniali  1621 – Archivio di Stato di Foggia. Sezione di Lucera. Coll: busta 1 fascicolo 2.0

Di queste ultime, l’unica che è ancora presente ai giorni nostri è Porta Grande così come la vediamo ora, ma certamente lontana dall’originale. Infatti, venne gravemente danneggiata il 16 marzo 1528 in occasione di una cruenta battaglia tra francesi entrati da Porta Grande, e Spagnoli entrati da Porta Troia, lo scontro si svolse principalmente sulla direttrice di Via Arpi. La vittoria favorì i francesi capitanati dal generale Odet de Fox conte di Lautrec, ma Foggia ne pagò il costo con violenze e saccheggi.

Viste le condizioni della Porta “cascata et ruinata”, nel 1544 Ferdinando Gaetani D’Aragona, Governatore di Capitanata, ne ordina e sovvenziona il ripristino sotto la sorveglianza del Mastrogiurato Prospero della Bastia. In tale occasione venne murata, sul fornice della porta (prospicente al piano delle fosse e ancora oggi esistente), la copia dell’epigrafe del palazzo imperiale di Federico II, precedentemente riprodotta (1543), per evitare ulteriori dispersioni storiche. L’epigrafe posta all’ingresso della città dava subito, al visitatore, informazione  della grandezza che la città assunse in epoca federiciana.

Copia dell’epigrafe del palazzo imperiale di Federico II – (1543)

La copia in questione oltre a riportare la trascrizione di quella del 1223, nell’ultima parte riporta la motivazione e l’anno che venne realizzata . Di seguito possiamo apprezzare meglio ciò che è scritto e la sua traduzione:

SIC CAESAR FIERI IUSSIT OPUS ISTUD PTO BARTHOLOMEUS COSTRUXIT ILLUD/A AB INCARNATIONE MCCXXIII M IUNII XIIND R DOMINO N FOEDERICO IMP/R SEMPER AUGUSTO A III ET REGE SICILIAE A XXVI HOC OPUS FELICITER IN/CEPTUM EST PRAEFATO DOMINO PRAECIPIENTE HOC FIERI IUSSIT FOEDE/ RICUS CAESAR UT URBS SIT FOGIA REGALIS SEDES INCLYTA IMPERIALIS / NE TITULU IN REG PALATIO EXARATU VETUSTAS ABSUMERET MDXXXXIII FOG R P HINST / AURAVIT

COSI’ CESARE ORDINO’ DI FARE QUEST’OPERA, COSI’ PROTO-MAGISTRO BARTOLOMEO LA COSTRUI’. NELL’ANNO DELL’INCARNAZIONE 1223, NEL MESE DI GIUGNO DELLA 11° INDIZIONE, REGNANDO IL SIGNORE NOSTRO FEDERICO, DA 3 ANNI IMPERATORE DEI ROMANI SEMPRE AUGUSTO E DA 26 ANNI RE DI SICILIA, QUEST’OPERA E’ STATA FELICEMENTE INIZIATA SU ORDINE DEL DETTO SIGNORE. CIO’ FEDERICO CESARE COMANDO’ DI FARE PERCHE’ LA CITTA’ DI FOGGIA SIA INCLICTA SEDE REGALE ED IMPERIALE..[1] PERCHE’ L’ANTICHITA’ NON DISTRUGESSE IL MEMORANDO TITOLO ASPORTATO NEL REGAL PALAZZO, FOGGIA NEL 1543 IN PERENNE MEMORIA QUI’ RIPETE’.[2] 

 

In occasione dei lavori, terminati nel 1547, sulla Porta venne costruito il Palazzo del Capitano, rappresentante in loco della regia autorità, e alla base dei locali ad uso botteghe (attuali archi laterali). La buona amministrazione dell’epoca intendeva così da una parte sgravarsi dei costi sostenuti per fornire un alloggio di servizio al Capitano, dall’altra garantirsi altre rendite fittando i locali restanti.

Altra sostanziale trasformazione avviene nel 1826, quando per motivi di ampliamento, probabilmente anche di staticità, e abbellimento (ad opera dell’architetto Luigi Oberty) alla Porta vengono aggiunte (addossate) due sezioni esterne che porteranno quasi a triplicare l’originario percorso coperto; per cui l’antica Porta è costituita dalla sezione mediana dell’attuale, dove si notano ancora infissi pezzi di catene, una botola difensiva, due cardini in pietra.  e tre entrate murate, con architrave in pietra, di accesso ai locali laterali.

Dalla foto è possibile notare i pezzi di catene infissi nelle pareti, la botola difensiva al centro della volta e i due cardini in pietra.

Con il trascorrere degli anni, dalla sua costruzione, il palazzo ha mutato più volte la sua  destinazione d’uso: da Palazzo del Capitano a Tribunale della Terra, indi Palazzo di Città e attualmente Museo Civico.

Nel 1955, abbattute le pareti frontali, i locali laterali alla Porta vengono aperti per costituire gli attuali passaggi pedonali agevolando la viabilità.

 

Bibliografia:

Foggia Medievale a cura di Maria Stella Calò Mariani – Interv. di Gloria Fazia. – Claudio Grenzi Editore.

[1] Federico II di Svevia – Viaggio intorno all’imperatore di Savino Russo – Foggia 1895

Foggia sotterranea –  di Italo Maria Muntoni – Interv. di Pasquale di Cicco –  Claudio Grenzi Editore

[2] Federico II  L’urbe Foggia sia regale inclita sede imperiale – di Giuseppe De Troia – Claudio Grenzi Editore

 

Pubblicato il: 13 Feb 2021

Articoli recenti