Le pietre di San Michele

Le pietre di San Michele

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

Sono diversi i santuari intitolati a Santi e Madonne sparsi sul nostro territorio, alcuni hanno fama che oltrepassa i confini del Paese oltre che della regione.

Rinvenimenti, apparizioni, miracoli  che ormai contano, in alcuni casi, oltre i mille anni, così come la devozione popolare che hanno suscitato nei pellegrini.

Fra i più noti, antichi e frequentati quelli che hanno sviluppato, non solo nel popolo foggiano, il culto mariano e quello micaelico rispettivamente riferiti al Santuario della Madonna dell’Incoronata, molto vicino a Foggia, e a quello di Monte Sant’Angelo per San Michele, quasi a rappresentare la Regina della piana ed il Re della montagna, il Gargano.

Anche se i pellegrinaggi di una volta, per questione di distanza, vedevano i foggiani dirigersi prevalentemente verso quello dell’Incoronata, la devozione al santo del Gargano non era da meno.

Ancora molto diffuso a Foggia il nome Michele, in netta diminuzione quello di Incoronata e Incoronatella, la città già contava un’antica chiesa dedicata al santo poi abbattuta, costruita nuova successivamente in Via Capozzi, Concezio Petrucci architetto, anno 1936. Né va dimenticato l’antico Arco di San Michele, un’antica porta di accesso alla città medievale azzarda qualcuno, ancora esistente ma completamente modernizzato e le tante edicole votive (altarini) sparse per la città.

A ben guardare i due santuari sono legati da diverse similitudini.

La Cavalcata degli Angeli che segna l’apertura del Santuario Incoronata avviene l’ultimo venerdì di aprile, le compagnie di pellegrini di una volta vi si recavano a piedi o su grossi carri, poi da un luogo conosciuto come “lo scalzaturo” si procedeva a piedi scalzi.

Poi i canoni tre giri intorno al Santuario e l’ingresso in chiesa fatto spesso procedendo sulle ginocchia.

Alla parte religiosa seguiva la visita alle bancarelle per l’acquisto della “pupa” di cartone, di “copeta” e “ndrita”, e di pennacchi colorati per adornare cavalli e carretti.

I pellegrini non mancavano di portarsi a casa una boccettina d’olio benedetto della Madonna, prelevato nella caldarella di rame del pastore Strazzacappa, rimedio universale per ogni male ed ogni problema.

A parlarci del rito micaelico da cui si desumono le analogie con quello dell’Incoronata è Lorenzo Brescia.

 A Monte Sant’Angelo, l’Arcangelo si festeggia due volte nell’anno: il 29 settembre festa dei residenti, e l’8 maggio riservata ai forestieri.

Ed era in occasione dell’8 maggio , per ricordare le prime apparizioni del Santo, che salivano sul monte le “Compagnie dei Sammicaleri”, a piedi, spesso scalzi o in ginocchio, su grossi carri.

Prima di lasciare Monte le compagnie usavano acquistare tra le altre cose le “ostia chiène”, le palle di vetro con la neve, i pennacchi colorati per adornare i propri mezzi di locomozione. In più, molti acquistavano anche delle pietre carsiche del Santuario, che  secondo credenze popolari riconducibili alle apparizioni avevano il potere di limitare la magnitudo dei terremoti, e se messe davanti alla porta in caso di cattivo tempo, di ritardare o far cessare i temporali. Quest’ultimo rito era accompagnato a mo’ di sprono da una preghiera:

 

San Mechèle nen t’addurmènne

tre nùvele nère  stànne arruànne

ùne d’àcque, ùne de vìnde

e ùne de fòrte meletìmbe.

Pùrtele ìnde a ‘na valla scùre

andò ‘nge stàce nesciùne criatùre:

acqua chiàre e tèrra fòrte

Dije ce scàmpe da na mala sòrte. [ 1 ]

 

Va ricordato che San Michele Arcangelo ha la capacità di comandare e dominare i temporali, infatti, nella sua seconda apparizione (492 d. C.) promise al Vescovo Lorenzo di Maiorano di liberare la quasi distrutta Siponto dall’assedio degli Eruli di Odoacre.

Così avvenne che alle dieci del mattino successivo, un violento temporale accompagnato da tempeste di sabbia e grandine, si abbatté sulle truppe di Odoacre, che in preda al terrore scapparono sciogliendo l’assedio.
San Michele Arcangelo aveva salvato Siponto ed il vescovo Lorenzo di Maiorano organizzò una nuova processione verso Monte Sant’Angelo di Puglia. 

 

[ 1 ] Il dialetto non è fedele all’originale, la preghiera sembra originaria di Apricena

Fonti:

“Le stagioni della vita” di Antonio Lombardi – 1997

La foto tratta da “Il Foglietto” 7 luglio 1955 – www.internetculturale.it

 

 

Articoli recenti