Tesori nascosti

Tesori nascosti

di Raffaele de Seneen   e  Romeo Brescia

Bisogna arrivare nella piazzetta (Piazza De Sanctis) dov’è ubicata l’entrata principale della nostra Cattedrale, e subito sulla sinistra di questa un grande cancello in ferro chiuso; oltre il cancello uno stretto corridoio che divide la chiesetta dell’Annunziata dalla nostra Chiesa Madre, quindi, appena sulla destra, il “tesoro nascosto”: il Portale di San Martino.

Portale di San Martino 2

Ma già ci troviamo all’interno dello spazioso cortile della Cattedrale. Cattedrale riaperta al culto da qualche mese dopo un lungo periodo di lavori di restauro che proprio in coda hanno visto il ripristino della pavimentazione del predetto cortile con bei lastroni di pietra bianca, scolo delle acque, illuminazione, ecc.

Portale di San Martino 1

E’ il “privè” dell’intero complesso monumentale, dove affacciano, protetti da grosse vetrate, l’ufficio del Parroco, la sacrestia ed altri ambienti di servizio posti su due lunghi corridoi a “L”. Al termine di uno di questi, una porta di servizio consente l’accesso al luogo del culto in prossimità dell’altare principale.

Il Portale di San Martino resta così un tesoro non fruibile a meno che non si acceda dall’entrata in Vicolo dell’Annunziata, e dal corridoio a “L” e scendendo nel cortile, oppure, cosa più complicata e da regolamentare, lasciando aperto il cancello in ferro in Piazza De Sanctis.

Quale il senso e l’uso di questo portale dedicato a San Martino, il santo che divide il suo mantello con un povero bisognoso (perciò Porta dei poveri in altre realtà), ce lo spiega Savino Russo, studioso e storico, in una “lezione di strada” tenuta ad ottobre 2012.

Partendo dal fatto che le cattedrali medievali, dice Savino Russo, svolgevano il doppio ruolo di luogo religioso e di culto, ma anche di edificio in cui si riconosceva l’intera comunità, quindi comunità civile, aggregazione sociale, il Portale di San Martino, lasciato aperto anche di notte, consentiva l’accesso a pellegrini e viandanti che lì potevano trovare ricovero e protezione.

Dalle origini più remote,  quello della Cattedrale di Foggia  fu un cantiere in continuo fermento ed evoluzione.

Portale di San Martino

Una prima e modesta chiesa , voluta da Roberto il Guiscardo per ospitare la tavola con sacra immagine dell’Icona Vetere, venne poi nel 1172 (per altre fonti 1179) inglobata nel primo grande monumento medievale cittadino, appunto la Cattedrale, per volontà di Guglielmo il Buono.

Nel XIII secolo fu arricchita di  parti architettoniche, fra queste il Portale o Porta di San Martino che porta nella lunetta superiore un Cristo tra due angeli, una Madonna con Bambino tra angeli, e un cavaliere (S. Martino) tra Sansone ed un vescovo.

Il tempo, l’incuria, il vandalismo hanno operato nel più completo disinteresse, e i danni all’opera sono ben visibili.

Porta di San Martino

Corrispondenza interna del portale di San martino

E a proposito di questi danni, o parte di essi, torniamo alla “lezione di strada” tenuta da Savino Russo, che nella parte finale ci regala un’altra “prelibatezza”. Un  fatto riportato nelle Cantigas de Santa Maria, avvenuto verso la metà del 1200: una donna tedesca,  nella città de Fòja e vicino ad una chiesa, subisce l’avversità della sorte in un gioco per strada (carte o dadi), irata lancia un sasso verso il Bambino raffigurato nel portale, e miracolo, una mano (la Madonna o un Angelo) si alza a protezione schivando il colpo.

 

La Cantiga è la numero 136, si riporta di seguito il link del testo musicato,

 

Testo Cantigas de Santa Maria

Esta é como en terra de Pulla, en ũa vila que á nome Fója, jogava ũa mollér os dados con outras conpannas ant’ ũa eigreja; e porque perdeu, lançou ũa pédra que déss’ ao Meninno da omage de Santa Maria, e ela alçou o braço e recebeu o cólbe.
Desto direi un mirage que a Grorïosa
fez grand’ en térra de Pulla come poderosa
sobr’ un malfeito que fez ũa mollér astrosa,
por que prendeu porên mórte a muy gran viltança.
Esto na vila de Fója foi ant’ ũ’ eigreja
u estav’ ũa omage da que sempre seja
bēeita, feita de mármor, de mui gran sobeja
beldade, en que as gentes avian fiança.
En essa vila, segund’ éu aprix en verdade,
fillo do Emperador y éra Rey Corrade;
de ssa companna jogavan ant’ a Majestade
dados ómees e molléres, com’ é ssa usança.
Ũa mollér aleimãa, tafur e sandía,
jogava y; e porque perdeu, tal felonía
lle creceu, que ao Fillo da omagen ya
corrend’ e lóg’ ũa pédra por ssa malandança
Lle lançou por eno rostro fei-lo Menynno.
Mais la Madr’ alçou o braço lógo mui festynno,
e eno côved’ a pédra fez-ll’ un furadynno,
que lle pareceu por sempre por gran demostrança.
Quand’ aquesta maravilla foi al Rei contada,
lógo foi por seu mandado a mollér fillada,
des i per toda-las rúas da vila rastrada;
desta guisa a sa Madre quis Déus dar vingança.
Des i el Rei a omagen ben guardar mandava,
e o pintor dessa vila toda a pintava;
mais o braço per niũa ren non llo tornava
com’ ant’ éra, ca non quis Déus por sinificança.

[il testo in dialetto gallego è tratto da “Cantigas de Santa María – Alfonso X El Sabio” a cura di Justo S. Alarçon, Ed. Biblioteca Virtual de la Revista literaria Katharsis, pag 321-322.]
indirizzo internet: http://revistakatharsis.org/Alfonso_cantigas2.pdf

Fonti:

–         Savino Russo “La Cattedrale di Foggia e il portale di San Martino” – 2012 – (you tube) https://www.youtube.com/watch?v=7fca_UlkVSU

–         Gloria Fazia “Foggia medievale” – Pieghevole – 1989

 

Pubblicato il: 14 Nov 2014

 

 

 

 

 

 

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