Matrimoni di guerra

“Lampi, storie & scorie di una guerra”

 

MATRIMONI DI GUERRA

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

Se ne possono individuare due tipi: quelli celebrati durante la guerra, e quelli celebrati nell’immediato dopoguerra. I primi, matrimoni per procura, gli altri, matrimoni misti.

Era esplicitamente previsto che: “I militari e le persone che per ragioni di servizio si trovano al seguito delle forze armate possono, in tempo di guerra, celebrare il matrimonio per procura”. E ce ne furono tanti durante il “Ventennio” e la Seconda Guerra Mondiale con gli uomini sparsi per i vari fronti e le donne a casa.

Esaltati dalla propaganda e dalla cinematografia dell’epoca, in ossequio al detto: “Dio, Patria, famiglia” il cerchio si chiudeva con la benedizione celeste fra l’uomo-soldato-conquistatore di maggiori spazi vitali e la donna-fattrice-quasi- sempre-casalinga in attesa del ritorno del guerriero per generare nuova carne da macello.

C’erano stati già prima i matrimoni per procura, anni ’20 emigrazione verso il Brasile, America, ecc., e ve ne saranno dopo, anni ’50 emigrazione verso l’Australia, con “le navi delle spose” che attraversavano l’oceano e portavano le neo-spose ad incontrare il marito sposato per procura che a volte conoscevano soltanto in una foto.

Ma questa è emigrazione appunto, torniamo ai “matrimoni di guerra”, quelli misti, fra persone di nazionalità diverse e specificatamente nel nostro Paese durante il  periodo di occupazione anglo-americana, in coda alla Seconda Guerra Mondiale.

Si stimano un milione di casi, altre stime più prudenziali dicono che durante il periodo di occupazione circa 120.000 donne europee convolarono a nozze con militari americani, di queste 20.000 italiane, anche Foggia diede il suo contributo.

Esempi sono la storia d’amore fra Larsen e Filomena, quella dell’interprete foggiana Di Bari che sposa un americano e va a vivere a Schenectady (Stato di New York), ne abbiamo già detto. E proprio queste storie hanno stimolato la curiosità, la voglia di saperne di più.

Alla ricerca di Larsen e Filomena, fra protocolli e transunti parrocchiali, presso il ben organizzato Archivio Diocesano, nelle parrocchie a consultare i registri di matrimonio, presso l’Archivio storico comunale, il fenomeno, almeno in parte è venuto alla luce.

Foggia occupator (1946gen., 6, fasc. 7, vol. 1)_Pagina_3

         Sono almeno una cinquantina i matrimoni, fra la fine del 1943 e gli inizi del 1947, che hanno visto l’unione fra un americano, il cognome è fortemente indicativo, e una donna del luogo. Purtroppo i dati non sono pubblicabili perché non ancora trascorso il periodo di 70 anni per la loro pubblicazione, anche se all’epoca, una intera pagina di “Foggia Occupator”, il giornale delle truppe alleate di stanza a Foggia, con il titolo “MARRIES” pubblica una serie di foto, lei in abito bianco, lui in divisa, che felici e festeggiati convolano a nozze. Gli unici elementi che si possono fornire per il momento sono l’anno del matrimonio e la chiesa in cui si è celebrato.

Anno 1943 matrimoni N.  1 –   1,96%

Anno 1944 matrimoni N.  6 – 11,76%

Anno 1945 matrimoni N. 21 – 41,18%

Anno 1946 matrimoni N. 20 – 39,22%

Anno 1947 matrimoni N.   3 –   5,88%   = 100,00%

Chiara si delinea la curva ascendente del fenomeno nel periodo 43/45, che marca il tempo necessario fatto di primi approcci fra la popolazione locale e gli occupatori, di reciproca conoscenza e più diffusa fiducia, poi il lieve calo del ’46, ed infine il ’47.

Sicuramente il numero va aumentato da possibili matrimoni con militari di origine italiana, italo-americani, il cui cognome italiano si confonde con quello degli altri del posto. Non è dato sapere se donne di Foggia siano partite insieme allo sposo americano, insieme o immediatamente dopo, senza contrarre matrimonio. Ci sono stati, infatti, casi di partenze successive, o di ritorno del reduce per fare onore alla promessa data, in alcuni casi perché la ragazza era ancora troppo giovane d’età.

Amore, infatuazione, spirito d’avventura, mettere un ponte fra un recente passato disastroso e un diverso avvenire, un salto nel buio ed uno verso la speranza, desiderio di libertà e migliori condizioni: l’AMERICA!

Foggia occupator (1946ago., 30, fasc. 29, vol. 2)_Pagina_3

         Un trafiletto sul Corriere di Foggia del 19 novembre 1945 dal titolo “UN PRIMATO DI FOGGIA” riporta: E’ giunta notizia che un giornale americano ha pubblicato recentemente una interessante statistica sul numero dei matrimoni contratti in Italia da soldati e Ufficiali Alleati. Il primato l’ottiene la Provincia di Foggia. Anzi il capoluogo.

Circa le chiese dove questi matrimoni  sono stati celebrati,   la più gettonata risulta quella di Gesù e Maria (N.16 – 34,37%), a seguire, pari merito,  Santo Stefano e Sant’ Anna (N. 6 -11,76%), ancora un ex equo fra San Luigi e San Tommaso (N. 5 – 9,80%), e poi Basilica Cattedrale, San Francesco Saverio, San Giovanni Battista e San Michele, Madonna della Croce e Chiesa della cartiera. Tanto a dimostrazione della diffusione del fenomeno sul territorio e fra le classi sociali.

Figli, nipoti e pronipoti ormai, con qualche goccia di sangue foggiano per parte di madre, in qualche luogo d’America portano questi cognomi: Floyd, Shearer, Pappas, Mitchell, Brown, Oliver, Cornell, Norris ed altri.

 

Le foto sono tratte, dietro  segnalazione del Prof Tommaso Palermo,  dai giornali di “Foggia Occupator”  custoditi  presso la Biblioteca Provinciale di Foggia.

 

 

 

 

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