D.D.T.

“LAMPI, STORIE & SCORIE DI UNA GUERRA”

D. D. T.

di Raffaele de Seneen e Romeo Brescia

         Più semplicemente, si fa per dire,  para-DicloroDifenilTricloroetano “un solido incolore, altamente idrofobico, con leggero odore di composto aromatico clorurato; quasi insolubile nell’acqua….”, sintetizzato da un chimico austriaco nel 1874, arriva in Italia al seguito delle truppe americane di liberazione.

Arriva il chewing-gum, le sigarette profumate, la penicillina, ritorna il cioccolato, e arriva anche il D.D.T.

E mentre i nuovi alleati ci liberano dall’occupatore tedesco, il D.D.T. inizia la sua guerra per liberarci dalla zanzara (l’anofele della malaria), dai pidocchi, dalle cimici, insomma da quel composito mondo di micro-insetti che nonostante le pessime condizioni della gente: fame, scarsa igiene e quant’altro, aveva scelto di viverci a stretto contatto, come ripetono spesso in una trasmissione TV: “Vicini, vicini!”.

Le zanzare al calar della notte si spostavano dalle zone paludose, acquitrinose nelle abitazioni alla ricerca di carni bianche dove suggere sangue, i pidocchi a giocare a nascondino preferibilmente fra i capelli, le cimici negli anfratti delle pareti, poi nei letti di notte a cantare la ninna-nanna.

Santo, santo, santo il D.D.T. che poi si scoprirà nocivo anche per l’uomo, ma anche a saperlo allora, sarebbe stato il male minore.

Insufflato in polvere fra il corpo ed i vestiti, sui capelli fino a sbiancarli, spruzzato per le vie, nei rioni, a bonificare i pozzi neri, ecc. a cadenze ben precise segnando su un muro le lettere “D.D.T.” e la data dell’operazione. Come un’operazione di guerra. Foggia, anche di questa guerra conserva qualche traccia.

DDT 1

DDT 2

 

 

 

 

 

 

 

Sulla foto alla sinistra la scritta che si trova sulla facciata anteriore della casa di riposo per anziani Maria Grazia Barone, La foto sulla Destra  la scritta sulla facciata anteriore del palazzo Scaramella in Via Giacomo Matteotti. (cliccare sulle foto per ingrandirle)

 

Poi c’era l’uso casalingo, privato,  per formiche e blatte soprattutto. Le blatte, gli scarafaggi, quelli così ben identificati nel nostro dialetto con il termine: “ ‘i munacèlle ”, le monachine. Perché come le monachine di un tempo, vestite di nero, capo calato, mani conserte, camminano svelti evitando di attrarre l’attenzione, per linee rette e poi spezzate, evitando pericolosi attraversamenti, muro muro, come si dice.

A Foggia di recente c’è stata un’invasione di blatte, molte le lamentele, io mi sono premurato di mettere un paio di “trappolette” sul balcone, un striscia di cartoncino con una pellicola di collante e poi una piccola pastiglia come esca da mettere a centro.

Parlandone con amici qualcuno mi ha ricordato di una vecchia usanza casalinga per difendersi dall’insetto, anche in questo caso il D. D. T. in polvere faceva la sua parte, infatti veniva cosparso su una buccia di cetriolo, per l’occasione l’esca, che veniva lasciata nei posti di maggior passaggio.

Più che al D.D.T. la cosa mi ha fatto pensare al cetriolo, quello nostrano, ‘‘puntellùse’’, che oltre a fare i soliti scherzi all’ortolano, si rendeva utile pure a combattere le blatte.

Santo, santo, santo il D.D.T.!!!

 

 

 

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