LA BATTAGLIA DEL GRANO

“LAMPI, STORIE E SCORIE DI UNA GUERRA”

 

LA BATTAGLIA DEL GRANO

Di Raffaele de Seneen e Romeo Brescia

   Sicuramente fu l’unica battaglia, insieme a quella demografica, che durante il “ventennio” fu combattuta senza mietere vittime ma solo spighe di grano.

 Una battagli all’interno dei confini nazionali prima che principiassero quelle sotto il sole africano, nella morsa del gelo russo, Grecia, Albania, Francia e non so più.

 Una cosa fra noi e noi, non una guerra civile, se mai una guerra alla fame, o meglio uno sforzo per diventare autosufficienti nella produzione del grano ed evitarne l’importazione.

 A metà circa del 1925 una serie di provvedimenti legislativi ed una marcia a tappe forzate su due direttrici: aumentare la superficie coltivata, ed aumentare la produzione per ettaro.

Pedere ONC

La prima venne raggiunta con un’altra battaglia incruenta, “la battaglia delle bonifiche”, la bonifica integrale per conquistare a coltura terre paludose e malsane, e con l’esproprio di terre incolte o mal coltivate da affidare poi alla cura e gestione di famiglie di contadini senza terra. Bonifica dell’Agro Pontino, bonifica della Maremma, le prime, in coda quella del nostro Tavoliere che proprio per effetto dell’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 non fu portata a compimento.

Palazzo  di Bonifica

Per quanto ci riguarda ne fanno ancora testimonianza il Palazzo O.N.C. di Corso Roma ora del Consorzio Generale di Bonifica, le Borgate rurali di Incoronata, Cervaro, Segezia, Giardinetto (in agro di Troia), le case sparse, i poderi, circa ottocento che i più anziani chiamano ancora “i poderi di Mussolini”.

La seconda, aumento della produzione per ettaro, con l’utilizzo di sementi migliori, selezionate, le così dette “sementi elette”, e con il maggior utilizzo di fertilizzanti naturali e chimici.

Già nel 1931 l’autosufficienza era a portata di mano, e nello stesso anno all’Italia va il primato nella produzione per ettaro, quasi sedici quintali ad ettaro rispetto agli 8,9 della produzione statunitense che deteneva il primato.

DUCE

Il regime sfruttò al massimo l’impegno assunto con una forte azione propagandistica. Manifesti colorati che incitavano alla “battaglia”, il Duce a torso nudo, nei film Luce, “primo mietitore e trebbiatore d’Italia”.

L’azione riuscì bene, e l’impegno prese un po’ tutti, si misero in moto tutte quelle organizzazioni messe su dal regime: figli della lupa, avanguardisti, ecc., tutti diventarono contadini-coltivatori sfruttando ogni fazzoletto di terra: giardini, aiuole, parchi, ecc., finanche nei paesi e nelle città.

Ricordo di aver visto, forse un giornale d’epoca, la nostra Fontana del Sele, piazza Cavour, con alla base, tutt’intorno, un’aureola di grano dorato.

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