Una voce spezzata – Storia di un vinile

 

UNA VOCE SPEZZATA

Storia di un Vinile

 

UGO STAME in abiti di scena.

Qualche anno fa, in ricordo del tenore foggiano Ugo Stame, mi venne l’idea di elaborare un video che ricordasse i drammatici eventi che lo portarono alla morte. Raccolsi il materiale occorrente, gran parte in possesso di Lello Saracino autore del libro “IL TENORE PARTIGIANO”, e mi misi al lavoro.

L’idea era di unire le scene tratte dal film “Rappresaglia”, il film diretto nel 1973 da George Cosmatos, sostituendo il sonoro del film con le tracce audio di un vecchio vinile custodito dalla figlia di Stame e messe a disposizione dallo scrittore. Il vinile era considerato come unica testimonianza incisa della voce del tenore foggiano ma, una volta realizzato il video e messo in rete, un appassionato di musica lirica mi fece notare che la voce non apparteneva a Stame, bensì ad Aureliano Pertile.

A seguito pubblico l’articolo scritto in merito da Lello Saracino e ripropongo il video con le dovute correzioni nella speranza che quel canto, questa volta “preso in prestito”, aiuti a mantenere vivo il ricordo del nostro concittadino e di tutti quelli che persero la vita per mano della barbarie nazifascista.

…“ La memoria umana è per sua natura fallibile. Nel ricostruire l’attività del combattente Nicola Stame è stato necessario filtrare in maniera critica ricordi e aneddoti familiari, di una memoria che non poteva e non può essere neutrale, soprattutto di fronte ad avvenimenti così laceranti e a scelte fortemente identitarie. La scelta dell’antifascismo militante, di appartenenza al consenso degli “uomini”, per citare lo scritto di Elio Vittorini.

Ma questa vicenda non ha a che fare con una monumentalizzazione della memoria legata all’eroe che paga con la morte l’adesione ai suoi ideali, né con una memoria che non ha passato il vaglio delle fonti. Questo nuovo capitolo del tenore partigiano è il frutto di una ricerca storiografica che mai deve fermarsi, come consiglia sempre lo storico Alessandro Portelli, autore de L’ordine è già stato eseguito. Una ricerca che in molti casi segue percorsi non ufficiali o accademici. Questa è una vicenda che ha portato a scoprire a distanza di tempo che non era la memoria ad essere fallata, ma la fonte stessa: un disco a 78 giri con su impresso il nome di Nicola Stame, incise alcune arie del Trovatore di Verdi.

Il bel canto che emozionava Mario Napolitano non è del tenore nato a Foggia e morto nell’eccidio nazifascista delle Fosse Ardeatine. Innegabile il valore simbolico di una voce che riecheggiava dalle cave di pozzolana a distanza di oltre settant’anni, la sua grande forza emotiva, la capacità di produrre empatia.

La novità arriva via mail, mittente un appassionato di musica lirica. Destinatario è Romeo Brescia, un pensionato del poligrafico di Foggia, curatore di un blog di storia locale. Mi aveva chiesto di poter pubblicare un capitolo de Il tenore partigiano, allargando la ricerca alle memorie legate ai bombardamenti che distrussero la città nell’estate 1943. Aveva anche montato un video con la voce fino ad allora attribuita a Stame, le immagini tratte da Rappresaglia, il film diretto nel 1973 da George Cosmatos, con interpreti Marcello Mastroianni e Richard Burton. La scena scelta è quella del tragico appello delle vittime designate, che scendono dai camion tedeschi per entrare nel budello delle cave di ardeatina. Tra i pochi nomi citati casualità vuole che nel copione e sulla pellicola c’è Nicola Stame.

 “In realtà l’incisione della cabaletta Di quella pira che si sente nel video non è di Nicola Stame – si legge nella mail che riceve il gestore del blog Foggiaracconta – ma quella incisa da La voce del padrone (HMV – Gramophone) il 10 agosto 1928, con il tenore Aureliano Pertile nei panni di Manrico, affiancato dal soprano Emma Lattuada (Leonora) e dal tenore Giuseppe Nessi (Ruiz), con la direzione di Carlo Sabajno alla guida di strumentisti e coristi del Teatro Alla Scala”.

 Aureliano Pertile da Montagnana, Padova classe 1885, definito “il tenore di Toscanini”, che lo volle per interpretare Mefistofele alla Scala, un sodalizio che proseguì negli anni. Non raggiunse il successo di pubblico di un Enrico Caruso o Beniamino Gigli, ma fu amato dalla critica per la sua eccelsa tecnica interpretativa e l’attitudine scenica. Un recitar cantando così unico che nel tempo è diventato un metodo di canto universalmente studiato. Per il tenore Placido Domingo, Pertile è “uno dei pochi artisti del primo ‘900 tuttora veramente moderni”. Mario del Monaco riteneva che – ancor prima che a Maria Callas – proprio a Pertile si dovesse la riscoperta dello stile recitativo. Lasciò le scene nell’anno della Liberazione per dedicarsi all’insegnamento nel Conservatorio di Milano. Morì a 67 anni. Sua era la voce che emozionava Mario Napolitano e erroneamente attribuita a Stame.

 Nessuna fonte è muta, nessuna parla chiaramente, recita una delle regole della ricerca storiografica. Calza bene per descrivere la storia del 78 giri con su incise le arie del Trovatore.”

 

 

 

A cura di Romeo Brescia

Pubblicato il 24 marzo 2022

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