Conservatorio dell’Addolorata – “Il Conventino”

CONSERVATORIO  DELL’ADDOLORATA

“IL CONVENTINO”

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

conventino

Una storia lunga e travagliata che ebbe inizio nel 1837, subito dopo l’epidemia di colera che molti lutti lasciò in tante famiglie foggiane, e in quelle in cui già regnava la povertà si acuirono i problemi per gli orfani sopravvissuti.

Gli aiuti che il Vescovo, Mons. Monforte, mise in campo non risultarono sufficienti, così lo stesso sposò la proposta avanzatagli da un suo collaboratore, il Can. Carlo Rotundi, di raccogliere le orfane in stato di abbandono in un casa comune.

Fu lo stesso Canonico, incaricato dal Vescovo, che individuò e prese in fitto un modesto appartamento di cinque camere in Via Cappuccini. Agli orfani invece, collocati presso artigiani, veniva corrisposto un assegno mensile.

Per la gestione della casa venne individuata tale Carmena Villani di San Marco in Lamis, donna anziana e di buoni costumi. L’appartamento arredato alla meglio, entrò in funzione l’8 settembre 1837, con l’ingresso delle cinque sorelle orfane Berardi, a cui seguirono subito altre quindici, e si dovette ricorrere a prendere in fitto dei locali attigui che consentirono l’accoglienza di ancora nove orfane.

Il Can. Rotundi diede delle “Regole” alla comunità, si preoccupò dell’istruzione elementare, mentre alcune donne di fiducia addestravano le ragazze ai lavori di casa.

L’uniforme che adottarono le orfane, e che ripagarono con propri lavori, era così costituita: “tunica di scottino blu orlata di cotone bianco con lunghe maniche strette ai polsi ed altre più larghe sovrapposte a metà; pazienza raddoppiata del medesimo colore, collo di tela bianca, al petto un quadretto con l’immagine dell’Addolorata; i capelli legati con un nastro di seta nera; un velo bianco scendeva dal capo alla metà del corpo; le scarpe con bottoni di ottone”.

Per le aumentate esigenze della casa si dovette far ricorso alla pubblica beneficenza: offerte in danaro, indumenti e alimenti, e a questo si aggiunse la situazione dei locali, che se nell’urgenza riuscirono a tamponare il problema, ora mostravano tutta la loro inadeguatezza: stato di deterioramento, anti-igienicità, ubicazione in zona malsana, già deposito di formaggi. Tale situazione si rifletteva in maniera negativa sulla salute delle ospiti che nonostante le cure continuavano a deperire.

Fallito un tentativo, messo in atto alla fine del 1839, di acquisire una zona tratturale attigua alla chiesa di San Giovanni Battista, che pure aveva visto il coinvolgimento di Provincia e Comune e per le 60 ospiti della casa si aprì una nuova speranza.

Infatti, nel giugno 1842, il Comune deliberò un contributo di 500 ducati vincolato però ad una preventiva raccolta, dalla pietà dei fedeli, di ulteriori 1.000 ducati da trovarsi già impegnati nell’opera in costruzione.

Lunghe pratiche e difficoltà fecero svanire anche questa possibilità.

Successivamente venne posta l’attenzione su un’area fabbricabile al Piano della Croce, quasi 10 catene, di proprietà di D. Gaetana Faccilongo che ad una modica offerta, rispose con una proposta di donazione a condizione che la Madonna Addolorata le concedesse una grazia attesa da tempo.

Per mesi le orfanelle furono impegnate in preghiere al fine di intercedere in favore di Donna Gaetana e poter acquisire il terreno in località subborgale “Canterelle”, ma la grazia attesa fu invece soffocata da un nuovo dolore, Donna Gaetana perse un figlio già compromesso da una grave malattia.

Donna Gaetana e il marito (Bartolomeo Iacuzio), ritornarono sulla loro promessa di donazione solo quando una donna, di un casale vicino Napoli, per vie traverse fece loro sapere di aver sognato il figlio perduto e che questi fosse dispiaciuto della mancata donazione.

Così, nell’ottobre 1841 iniziarono gli atti per la donazione, che si prolungarono nel tempo e si conclusero solo il 19 giugno 1843 davanti al notaio Giambattista Cicella.

Pochi i fondi a disposizione, ma si convenne comunque per un gesto d’inizio e beneaugurante. Il pomeriggio del 21 febbraio 1844, partendo dalla chiesa di San Giovanni Battita, la statua dell’Addolorata seguita dalle orfane accompagnate ciascuna da una “matrona” dell’aristocrazia foggiana, a capo il Vicario Rotundi ed altri sacerdoti, in processione passò dal largo Gesù e Maria fino al luogo ove si tenne la cerimonia officiata del Vescovo, presenti Capitolo e autorità cittadine. Il popolo manifestò grande entusiasmo.

Ma già la sera stessa della cerimonia, alcuni gentiluomini foggiani espressero al Vescovo la loro avversità al sito prescelto perché troppo distante dal centro abitato,  facendosi carico di individuarne altro. Fu solo un’altra perdita di tempo.

Fiché,  “finalmente, dopo un Triduo solenne, celebrato in onore dell’Addolorata in S. Giovanni Battista, il 1° Maggio 1844 si pose mano ai lavori di fondazione”.

Chiesa del Conventino

Chiesetta

Con Rescritto reale dell’8 marzo 1845 venne approvato “lo Stabilimento di un Conventino” nell’originaria zona tratturale, ma questo non interruppe i lavori in corso nel nuovo sito che andarono avanti per oltre due anni tra fermi e riavvii per carenza di fondi. Comunque, si riuscì a realizzare un primo corpo di fabbrica costituito da una chiesetta, sacrestia e cenacolo e tre dormitori per quaranta posti.

Le orfane ridotte di numero, con la superiora Carmela Villani, ora Suor Maria Rosa dei sette Dolori essendosi votata alla professione religiosa, dopo 15 anni dal primo ricovero in Via Cappuccini e 5 dalla benedizione della prima pietra, fecero ingresso nella loro nuova casa, in un tripudio di folla, fra spari, suoni di campane nella cornice di una solenne cerimonia religiosa.

Finalmente era nato il “Conservatorio delle orfane del colera sotto il titolo dell’Addolorata”.

 

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Lapide a ricordo della fondazione – 1842

L’apprezzata e caritatevole opera ebbe sempre maggiori consensi, usufruendo anche di legati e donazioni per il suo sostentamento.

Il compendio, a definitiva ultimazione vanterà una superficie di mt. 86 x 30 su due piani, 52 ambienti luminosissimi, accessoriati, una palestra, due ampie terrazze, il giardino, la chiesetta, parlatorio, una scuola elementare ed un’altra di musica.

Nel 1886 con apposito Decreto prefettizio la Pia Opera venne provvisoriamente affidata  per l’amministrazione e la rappresentanza alla Congrega di Carità, per essere successivamente coinvolta, con gli altri Conservatori a Foggia esistenti: Santa Teresa, Maddalena e Buonconsiglio, in un progetto di “concentramento e raggruppamento” in armonia alle nuove leggi in materia, ma anche per motivi meramente economici e di miglior gestione.

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Lapide a ricordo dell’unificazione dei vari enti in un unica sede funzionale presso il Conservatorio dell’Addolorata – 1928

Da una prima fase di amministrazione comune, si passò all’effettivo concentramento degli ospiti delle varie strutture in quella del Conventino, tant’è che i diversi dormitori furono intitolati ai vari enti.

L’utile e benemerita attività di questa Istituzione è fotografata, nel centenario della sua istituzione dai seguenti dati: ospitalità ed assistenza a 82 orfane mantenute con una “Cassa di Patronato” alimentate da una rendita annua della “Donazione E. Valentini”. Conta ancora 500 alunne dall’asilo infantile alle elementari, dalla scuola di lavoro a un corso di cultura per l’ammissione alla prima classe superiore magistrale o alla quarta classe ginnasiale.

I momenti salienti della vita dell’Istituto sono ricordati due, una contrapposta all’altra sulle pareti dell’atrio di ingresso principale su Via Barra da alcune lapidi marmoree, rispettivamente a ricordo della fondazione e dell’unificazione dei vari enti in un’unica sede funzionale presso il Conservatorio dell’Addolorata (1928), la terza, al piano superiore, ricorda i diversi benefattori nel tempo.

 

Fonti:

  • “Fiorita D’Anime” –  Organo mensile del circolo giovanile cattolico “A. Manzoni” – Biblioteca Diocesana di Foggia.

  • Cenno storico del Conservatorio delle orfane del colera del 1837 sotto il titolo di Maria ss. Addolorata in Foggia – Biblioteca Provinciale Magna Capitanata

 

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