Intervista rilasciata da Vittorio Lopriore, il 08/05/2005

“LAMPI, STORIE & SCORIE DI UNA GUERRA”

Intervista rilasciata da Vittorio Lopriore, il 08/05/2005.

1 Vittorio Lopriore

Città di provenienza: Orta Nova.
Professione: sarto.
Classe: 1920.

D) Che ricordi ha del fascismo in Italia?

Sono del 1920 pertanto, sono nato e cresciuto in quel periodo, mi sono formato militarmente già da ragazzo.
Ho fatto parte dei balilla e degli avanguardisti ho seguito quattro campi dux, eravamo istruiti sulle principali tecniche militari. Non ho un brutto ricordo di quel periodo… nel paese non eravamo sotto pressione… l’importante era non parlar male del “partito”. C’era ordine… non si stava male… si stava in pace.

D) Come non parlar male… cosa intende dire?

Beh, diciamo che non si potevano avere idee proprie… si doveva pensare come il “duce”. Certo non era questa la libertà cui ambivano i nostri patrioti, ma… si stava meglio allora rispetto ad oggi.
Ho avuto un’infanzia ed un’adolescenza tranquille…

D) Che ricordi ha della guerra?

Anche qui bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno… mi sono arruolato il 20 marzo1940 e la prima destinazione è stata Modena, nel 36° Battaglione Fanteria.
Da Modena, poco dopo, fummo destinati ad Urbino e da lì passammo al 94° Reggimento Fanteria “Messina”, con sede a Fano. Era quello un reparto distaccato. Nel ’41 da Urbino fummo destinati verso la Grecia.

D) Mi parli della sua esperienza.

Risveglia in me tutti i ricordi più brutti… ma anche i più belli per il tratto umano vissuto… avevo incontrato dei veri amici… con i quali ho condiviso il dolore… l’orrore per la morte… sono stato sul fronte a combattere e più volte ho guardato la morte nei volti dei miei commilitoni!
Comunque… come le dicevo, sono partito con il mio battaglione alla volta di Durazzo, eravamo diretti sul fronte greco ma, scoppiò la guerra sul fronte slavo e così fummo destinati in Jugoslavia.1 Sarajevo.

Ci dirigemmo verso le Bocche di Cattaro, il Reggimento presidiò la Bosnia, precisamente andammo a Cettinia, Metkovic, Sarajevo, Dubrovnik… trascorsi due mesi, scoppiò una guerriglia contro i partigiani… così combattemmo contro di loro. Dalle Bocche di Cattaro ci dirigemmo a Metkovic, tra Dubrovnik e Sarajevo; lì c’era il presidio dei fascisti ed un battaglione di bersaglieri. Erano accerchiati.
La mia compagnia fu destinata alla loro liberazione ed alla fine ebbe un esito felice. Così rimanemmo lì per presidiare la zona. Io lavoravo come sarto, cucivo le divise per gli ufficiali… solo due volte fui mandato a casa con una licenza premio.

1 Ferquis 22-12-1941.

Qualche tempo dopo, fummo destinati a Mostar dove rimanemmo fino al 1943. Come ci insegna la storia, l’8 settembre di quell’anno fu stipulato l’armistizio… già dal 25 luglio del ’43 mi trovavo a Trieste, tornavo da casa… avevo goduto una licenza premio… fui costretto a ripartire alla volta di Dubrovnik … ma proprio l’8 settembre il gen. Piazzoni, comandante del Corpo d’armata, ci fece imprigionare dai tedeschi. Fummo costretti a deporre le armi… ci fu riferito che con quello stratagemma saremmo stati rimpatriati, ma non fu così.

Non appena arrivati in Italia, fummo riportati in Jugoslavia dai tedeschi, per fortuna la mia compagnia era a Sarajevo e lì rimanemmo per tutto l’inverno tra il ’43 ed il ’44.

Fummo trattenuti come prigionieri dai tedeschi… ci facevano raccogliere la legna per loro… ricordo quell’inverno! Era rigidissimo c’era tanta neve… il freddo era indescrivibile… più tardi fummo riportati sul fronte di Sarajevo perché i tedeschi si stavano ritirando verso la Germania… ci portarono con loro.
Dalla Germania, però, io ed un mio compagno di “sventura”, un tale di cui ricordo solo il cognome… si chiamava Piemontese, era guardi un po’ il caso di Torino, riuscimmo a scappare… ci rifugiammo dai partigiani… era il 7 maggio del ’44… i partigiani ascoltavano radio Londra e, da loro fummo informati che la Germania si era arresa… intanto, eravamo stati consegnati ai partigiani slavi che ci fecero marciare per circa 50 km, ero affetto da continue febbri… non c’erano farmaci per curarmi… nonostante ciò fui comunque costretto a marciare.

3 Sarajevo 18-03-1945.

Arrivammo ad Osijek, ai confini con l’Ungheria, in quella città il caso volle che io incontrassi un mio concittadino… un tale di nome Nicola Gaeta, e seppi anche che chiunque fosse munito di documenti sarebbe stato rimpatriato. Io ero in possesso di una cartolina della CRI che avevo ricevuto dai miei… così, con quell’unico “pezzo di carta” ebbi la fortuna di unirmi agli altri prigionieri destinati al rimpatrio.
Fummo destinati a Spalato, lì c’era il battaglione italiano di partigiani “Garibaldi” fummo rifocillati e destinati alla partenza verso il confine italiano, si trovava a 20 km. circa… percorremmo la strada a piedi. Arrivammo a Fiume e da lì a Trieste, fummo consegnati agli inglesi: era il 1° giugno… dopo tre giorni fummo portati a Mestre e poi al comando tappa di Bologna. Mi informai se fosse possibile trovare un mezzo di trasporto diretto al Sud, ma mi fu riferito che non ce n’erano perché i ponti erano crollati, un solo treno passava una volta alla settimane diretto a Napoli. Allora con questo mio concittadino decidemmo di proseguire la strada a piedi verso Forlimpopoli… lì trovammo un mezzo che dirigeva a Cesena e da lì trovammo un camion che scendeva a Pescara. Fummo fortunati! Ci portarono nei pressi della stazione ferroviaria così potemmo proseguire verso casa. Era il 15 giugno del ’45. Alle ore 15,00 arrivai ad Orta Nova, per rimanervi per sempre. Il periodo di prigionia duro complessivamente 24 mesi. Si concludeva così la più assurda e nel contempo significativa esperienza di vita e di morte: la guerra!

D) Che cosa mi dice dei suoi cari? Come vivevano in quei giorni? Hanno subìto anche loro i danni dei bombardamenti?

Suppongo stessero meglio dei tanti disagiati vissuti in città. Ricordo che a Foggia non c’era una strada rimasta indenne… durante il ritorno al fronte un giorno del ’43 partii da casa ed arrivai a P.zza S. Francesco… c’erano migliaia di cadaveri irriconoscibili lungo la strada e fino alla stazione ferroviaria… quando arrivai al fronte e raccontai l’accaduto ai miei compagni, ammutolirono increduli… in Italia non si stava più bene. C’erano morti e miseria… In paese si stava meglio… c’era la borsa nera… il contrabbando… si riusciva ad avere tutto… con la carta annonaria poi, tutto era razionato…

D) Secondo lei il re si comportò bene con il popolo?

No, il re si comportò da codardo! Non sarebbe dovuto partire con la famiglia per l’esilio… avrebbe dovuto abdicare in favore del figlio… ma non lasciare tutto nelle mani dei tedeschi. Per questo la monarchia perse il potere e subentrò la repubblica.

[Per gentile concessione di Lucia Teresa Lopriore]

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