La festa di San Lorenzo

LA FESTA DI SAN LORENZO 

(San Lorenzo in Carmignano)

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

         Il dieci agosto è per tutti  “La notte delle stelle cadenti”, ma per noi foggiani è qualcosa in più, anche se la cosa si perde nella notte dei tempi: ’a fèste de Sànde Lavrìnze, un pellegrinaggio alla chiesetta di San Lorenzo in Carmignano.

San Lorenzo in Carmignano

 Ne troviamo tracce in un articolo di Mario Menduni apparso sul Corriere di Foggia  del 27 gennaio 1949: “era solennizzata dai bettolai foggiani  i quali su i traini carichi di gente, vi si recavano tra canti, suoni, strilli e…. barili di vino. Le numerose comitive, giunte sul posto, seguivano devotamente  in processione la immagine del Protettore, assistevano a varie funzioni sacre ed indi organizzavano bivacchi  allietati da musica, balli folkloristici, palii, corse di asini ed altre attrattive del genere, che divenivano sempre più chiassose man mano che i decalitri venivano dimezzati”.

Walter Contini

         La strada percorsa per raggiungere la chiesetta era il Tratturello Foggia-Ordona-Lavello già inglobato nel tessuto cittadino nella prima parte del 1800 e corrispondente da tempo, e ancora oggi, proprio ad una via cittadina intitolata al santo: Via San Lorenzo, che poi si innesta e prosegue con Via Giardino.

SAN LORENZO

“Martirio di San Lorenzo” – l’imponente tela, di autore sconosciuto, viene datata intorno al 1750. Un tempo presente nella chiesa di San Lorenzo in Carmignano, oggi è custodita presso la Parrocchia di S. Antonio.

Evidente che la devozione al santo tra i foggiani fosse diffusa, lo conferma il fatto che altre due vie cittadine: Via Martire e Via Graticola, nelle prossimità delle stessa Via San Lorenzo, stabiliscono insieme un significativo trittico rispetto alla memoria del santo che si dice subì il martirio di morire bruciato su una graticola.

La chiesetta (anno 1059 circa) di cui ci parla il Menduni esiste ancora, lo stato attuale è di completo abbandono e fatiscenza, e non rende certamente l’idea di cosa fosse quel sito una volta: un fiorente e popolato casale che passò di mano fra re, principi e vescovi che lo frequentarono impreziosendo la piccola chiesa, e arricchendo il territorio di fontane, di una splendida villa ed un magnifico castello dove l’imperatore Federico II amava soggiornare per trovare riposo e dedicarsi alla caccia visto che la zona è a metà strada tra Foggia ed il bosco dell’Incoronta che sappiamo essere stato molto più grande dell’attuale, e le cui propaggini sicuramente erano molto più prossime a quel tenimento.

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Luogo per acquartierare le truppe, lo fecero Federico II e il figlio Manfredi; percorso dai briganti nell’immediato periodo postunitario, il Menduni vi colloca uno scontro a fuoco fra un Pedone ed i briganti Nicola Morra e Buchicchio che altri invece riportano avvenuto in zona Santuario/bosco Incoronta,  ma come detto le due zone, contigue,  un po’si confondono, oggi vede solo la presenza delle quattro mura della chiesetta, il tetto senza protezione per i quali, in uno di quei sporadici rigurgiti localistici di recupero di storia e del passato, qualche anno fa sono stati fatti investimenti per un restauro avviato e mai completato. Intemperie, vento e pioggia la fanno da padroni, in attesa della parola fine.

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Marzo 2014

 

 

 

 

 

 

 

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