LA RESISTENZA UMANITARIA

“Lampi, storie & scorie di una guerra”

 LA RESISTENZA UMANITARIA

Di Raffaele de Seneen

 

         Anche Sulmona, come Foggia,  viene bombardata dagli aglo-americani, dall’agosto 1943 al maggio1944,  perché importante snodo ferroviario, perché sede della fabbrica militare della Montecatini. Ma, diversamente da Foggia, Sulmona trovandosi al di là e al ridosso delle Linea Gustav, resta preda dell’occupatore tedesco.

Subito dopo l’8 settembre, dal campo di prigionieri n.78 Fonte d’Amore, militari inglesi e di altre nazionalità alleate iniziano a fuggire, seguono catture e altre fughe ancora, sono circa tremila.

SULMONA

Soprattutto di quest’ultimo aspetto si parla nel libro “E si divisero il pane che non c’era”, una ricerca e raccolta di testimonianze curata dagli studenti del Liceo Scientifico Statale Fermi di Sulmona (Edizione 2009) sugli aspetti della c. d. “Resistenza umanitaria”, cioè del prodigarsi della gente del posto, fino a rimetterci beni, casa, a volte la vita, in favore dei prigionieri fuggiaschi offrendo loro copertura, ospitalità, cibo, vestiti, cure e quant’altro.

Questo tipo di Resistenza di cui poco si parla e poco si sa nasce in modo spontaneo e individuale, ma trova anche vere e proprie forme di organizzazione: produzione di documenti falsi, contatti, organizzazione di fughe e accompagnamento dei prigionieri fuggiti verso le zone liberate del Sud.

Un bel libro, con vicende vissute commoventi e dolorose che lasceranno tracce indelebili e segni di profonda stima, amicizia e riconoscenza. E che vede nella zona l’impegno della gente di ogni stato sociale, giovani e anziani, a volte di diverso orientamento politico, e di donne, molte volte in “prima linea”.

Nella testimonianza di una delle “traversate”, organizzate e guidate da gente del posto, che valicando le montagne raggiungono al Sud le linee alleate, si dice:

“L’11 gennaio1944 organizzammo una traversata della Maiella con un folto gruppo di ex prigionieri, di ex ufficiali dell’Esercito Italiano e di famiglie di civili di Bari, Foggia e Napoli, che volevano raggiungere le proprie case. La colonna di circa duecento persone era guidata da me [Domenico Silvestri], da Alberto Pietrorazio, Gino Ranalli e Mario Grande”.

La testimonianza viene ripresa in un libro di John Esmond Fox, ex prigioniero inglese:

“Avevamo coperto solo 4 miglia, ma il vero viaggio cominciava adesso: circa 50 miglia, a “volo di corvo” come si diceva, di sfibrante, ventoso, montuoso territorio, che doveva essere attraversato in due notti, fermandosi e nascondendosi durante il giorno. […] Il cammino fu difficile e pericoloso; il vento mordeva i nostri deboli muscoli che dolevano, il respiro era faticoso. […] Domenico (Silvestri) mostrava di essere un vero cristiano, andando su e giù per la colonna e dando una parola di incoraggiamento e un goccio di cognac qui e là”.

Dal resto della testimonianza si evince che non tutti riuscirono a raggiungere la meta.

Sulmona e Foggia obiettivo di bombardamenti aerei per gli stessi motivi, e soprattutto la citazione di civili foggiani che partecipano alla “traversata”, ci hanno spinto a pubblicare questo contributo. Potrebbe accadere che qualche nostro concittadino, per memoria diretta o indiretta, ci si ritrovi e voglia collaborare fornendo ulteriori notizie.

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