La voce e i segni dell’acqua

LA VOCE E I SEGNI DELL’ACQUA

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

Si parla di quella potabile tanto sperata e attesa in un Tavoliere sitibondo con al centro una città, Foggia, altrettanto sitibonda.

PRIMA

“Speriàme ca’ chiòve!”

ma anche:

“ ‘Ddummànne a l’acquarùle si l’àcque è frèsc’che!”

che ci ricorda i rifornimenti di acqua da pozzi privati che l’acquarùle prelevava vendeva per le vie a mandègne trasportate su un carro a traino equino, al grido:

“Eije frèsche l’acque eije frèsche…facèteve a pruvvèste ca po se fenèsce!”,

 gridata e ripetuta man mano che il carro avanzava per le vie cittadine.

Uno dei tanti pozzi, quello di “Arco di Piaccia” in via Arco Consalvo, mentre le famiglie benestanti avevano pozzi-cisterne, con accesso diretto, nei sotterranei dei loro fabbricati.

Di portare acqua potabile a Foggia, ma anche in altre vaste zone della Puglia, se ne parlava dal 1902, ma il miracolo avverrà solo nel marzo del 1924, quando, presente anche la Protettrice della città, in Piazza Cavuor, da quella che doveva essere una fontana provvisoria, sgorgò il liquido beneficatore, l’oro bianco. La Domenica del Corriere dedicò la prima pagina a colori all’evento e quella fontana è rimasta come il nostro monumento all’acqua.

DOPO

L’acqua potabile era arrivata, ma bisognava portarla nelle case, o almeno vicina, nei punti strategici di ogni rione: in una piazzetta, all’angolo di una via, così Foggia pian piano si riempi di “fontanine gratuite pel pubblico”, tutte uguali e con queste caratteristiche: “altezza 128 cm., base circolare 38 cm, forma conica, corredata di cappello e vaschetta di recupero delle acque, totalmente in ghisa, rubinetto a getto intermittente con meccanismo interno in ottone”. Un simbolo insomma.

Fontanina via Sant’Elicio

Per chi poteva comprarla, invece, c’era il chiosco dell’acqua del Serino in Piazza Lanza. Acqua proveniente dal Nord-Est della Campania che arrivava a Foggia su rotaie in appositi mezzi-contenitori e che poi, tramite un sistema di conduttura interrata, dal nostro impianto ferroviario giungeva fino al chiosco.

Ma già da prima la città, specialmente il centro, era costellata da piccoli chioschi metallici, a volte di pregevole fattura, dove l’acqua, opportunamente tenuta fresca da stecche di ghiaccio, veniva veduta per il consumo immediato mista con succo di limone o essenza di orzata, cedrata e amarena. Una vera goduria durante la calura estiva, una fermata quasi obbligatoria durante lo “struscio”.

Non mancava di trovare anche  il chiosco di acqua epurativa e sempre dalla Campagna arrivava l’acqua Telese, “l’acque suffrègne”. Un acqua minerale  effervescente naturale, sulfurea, carbonica bicarbonato-calcica e magnesiaca, Ovviamente richiesta da una clientela che badava più alle sue proprietà curative che al suo leggero odore sgradevole. A richiesta veniva servita con la spremuta di limone e un pizzico di bicarbonato per una migliore digestione.

Di questi piccoli chioschi, nel nostro vernacolo, ‘u ‘ngègne, come ad indicare il nuovo, la novità, quello rimasto nei ricordi era gestito da tale Angela Filolongo, perciò conosciuto come  Angiulìne ‘u ‘ngègne, si trovava all’ingresso di Piazza XX Settembre angolo Farmacia del Leone. Un chiosco molto “attrattivo” non solo per ciò che offriva ma anche per le belle fattezze della vedova che lo gestiva.

Di seguito alcune foto di fontanine presenti, o non più, nella nostra città:

La foto ritrae il Sig. Nicola Laratro da piccolo che beve al fontanino di via Lucera.

 

Il sig. Nicola Laratro che dopo 50 anni di permanenza in un altra città ritorna a sorseggiare l’acqua del fontanino in via Lucera

Fontanino Borbo Incoronata

Fontanino Via del Mare

Fontanino in Via della Repubblica

Fontanino nella Villa Comunale

Fontanino in Via Manzoni

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