Nannarone – “Cavalli di razza”

 

NANNARONE – “CAVALLI DI RAZZA”

Di Romeo Brescia

La Capitanata in ogni tempo fu rinomata come una delle provincie più fertili dell’Italia. Da sempre i suoi abitanti hanno avuto uno stretto contatto con la coltivazione dei campi, dipendendo per la forza lavoro dal cavallo. La riproduzione di questo animale domestico ha costituito una delle più importati operazioni dell’economia rurale del luogo. Gli allevatori non si sono accontentati di quello che la natura gli offriva ma, con il loro ingegno e sussidiati dalla natura, hanno cercato sempre di migliorare le razze equine in base alle esigenze del caso e del luogo.  A tale proposito molti trattati del campo testimoniano l’impegno e le risorse spese in passato per migliorare la bellezza e la bontà dell’antica razza del nostro cavallo Pugliese, oggi del tutto scomparso.

A questo proposito ne passerà di tempo, perché il nostro cavallo, la razza Pugliese, che ormai per effetto delle varie dominazioni aveva acquisito nella sua linea di sangue quello del cavallo spagnolo, stimoli l’attenzione e l’interesse dei Nannarone, una famiglia di vecchi armentari e mercanti di Scanno da tempo trasferitisi a Foggia e entrati a far parte dell’alta borghesia terriera locale [1], che le cronache giornalistiche del tempo – primi anni del “Ventennio” – ci dicono già in piena attività nella seconda parte del 1700.

La masseria Nannarone, precedentemente proprietà dei Principi Marulli nel Ducato di Ascoli Satriano, ubicata in località Mortillo a 14 chilometri da Foggia sulla via per Castelluccio dei Sauri. Già nel 1778 ha trecento fattrici e sei stalloni riproduttori che utilizza prevalentemente come animali da lavoro durante i periodi della trebbiatura sulle vaste estensioni seminate a grano.

Ma il rapporto fra i Nannarone e il cavallo è anche di altra natura e di diverse prospettive: vogliono selezionare una nuova razza partendo da quella autoctona Pugliese.

Così, dal 1810, unendo passione a rigorosi criteri tecnici iniziano ad incrociare la razza Pugliese con quella Romana; dal 1833 utilizzeranno per gli incroci stalloni puro sangue e mezzo sangue inglesi.

La nuova razza dei cavalli Nannarone entra a far parte delle superbe pariglie della Real Casa Borbone e in seguito anche in quelle dei Savoia.

Già dal 1868 la trebbiatrice meccanica soppianta il lavoro degli animali, i Nannarone saranno i primi in Capitanata a dotarsi di una trebbiatrice meccanica, ma già lungimiranti continuano nella loro missione di miglioramento della razza.

Nel 1850 utilizzeranno stalloni orientali per tornare nel 1888 a quelli inglesi.

La razza Nannarone ha una linea armonica, andatura elegante e potente, testa affinata, massa muscolare ben sviluppata, reni corte, groppa piuttosto rotonda e taglia notevole; non ha pari negli altri soggetti di allevamenti e si distingue in numerose esposizioni locali e nazionali.

I Nannarone vanno ricordati anche per il loro impegno politico e sociale.

Raffaele Nannarone (Foggia 1829-1908) – Quadro olio su tela di Alberto Testi, presso Pinacoteca 900, Foggia

Raffaele Nannarone (Foggia 1829-1908) dopo aver ricoperto vari incarichi pubblici sarà sindaco della nostra città dal 1873 al 1876 e poi Senatore del Regno d’Italia dal 1900 al 1908.

Gustavo Nannarone

Gustavo Nannarone si prodigò e si impegnò al massimo perché a Foggia venisse impiantato il Deposito Erariale Cavalli Stalloni (1931), oggi Istituto Regionale Incremento Ippico con il suo grande ed imponente maneggio coperto: Maneggio Nannarone, oggi trasformato in aula magna della locale Università. Fu anche presidente del Circolo di Caccia e della società del Tiro a Segno di Foggia.

La partecipazione con i suoi cavalli alle corse ippiche locali, ci lascia ancora oggi un detto popolare: “M’assemmègghje ‘o cavàlle de Nannaròne” (Somiglia al cavallo di Nannarone). Si racconta che uno dei cavalli della sua scuderia, non più giovanissimo e che si era aggiudicato tantissimi premi per essere arrivato in molte gare al primo posto, era accudito nella sua stalla dove trascorreva, con diversi acciacchi, gran parte del suo tempo sdraiato su un letto di paglia. Ciò nonostante lo si faceva sempre partecipare alle corse, dove alla partenza, gli altri cavalli partivano regolarmente e lui con molta flemma si accingeva a rincorrerli. Bastava però che la banda presente sotto le tribune iniziasse a suonare, ed in particolare alla battuta dei piatti, che lui scattava come una freccia sorpassando tutti per arrivare primo al traguardo. A questo possiamo trarre la morale che: non bisogna valutare le persone dalle loro capacità di azione ma dalla loro capacità di raggiungere successi incredibili.

E furono ancora 40 buoi della masseria Nannarone che nell’agosto del 1863 trasportarono dal porto di Manfredonia, proveniente da Ancona, la prima locomotiva che diede il via ai trasporti su rotaia (sulla tratta Foggia-Pescara) della nostra nascente stazione ferroviaria.

La masseria, situata su un lieve declivio,  durante la Seconda Guerra Mondiale fu requisita e occupata delle truppe alleate dell’Air Force statunitense che vi istituì la sede del  comando del 451st Bombardment Group, (B-24 Liberator). Venne stravolto tutto lo scenario agricolo-produttivo e nelle vicinanze, la parte pianeggiante, fu allestita la pista dell’aeroporto con ampie vie di rullaggio e i piazzali per la sosta degli aeroplani, solo nell’agosto del 1945 il campo di volo venne dismesso e la masseria tornò alla conduzione dei legittimi proprietari ormai orientati ad abbandonare del tutto l’industria equina.

La masseria Nannarone fu anche residenza saltuaria di un’altra personalità illustre, l’ammiraglio Alberto Da Zara.

Alberto Da Zara – (8 aprile 1889, Padova – 4 giugno 1951, Foggia )

Rosa Nannarone, seconda consorte di Lorenzo Scillitani, rimasta vedova di questi nel 1880, sposò a Padova l’ufficiale di cavalleria Paolo Da Zara. Da questa unione nacquero due Figli, uno dei quali Alberto, nato a Padova l’8 aprile 1889.  Alberto Da Zara venne ammesso alla Regia Accademia Navale di Livorno nel 1907, da subito si distinse e il susseguirsi di imprese e azioni sulle diverse navi da guerra, questo lo portò ad una brillante carriera militare, tanto da divenire Ammiraglio Ispettore delle Forze Navali Italiane. Durante la carriera venne insignito di tre Croci al Merito e di due Medaglie d’Argento. Collocato in ausiliaria a domanda nel dicembre 1946, si ritirò a vita privata a Foggia, città natale della madre e dove risiedeva da tempo la sorella. Gli ultimi anni della sua vita li trascorse curando la sua passione per l’equitazione trasmessagli dal padre e la gestione dell’azienda di famiglia. L’ammiraglio morì a Foggia il 4 giugno 1951.

Oggi, gli elementi architettonici della masseria si presentano in buon stato di conservazione.

Sul tratturello che accede alla masseria si erge una torretta difensiva, a pianta quadrata, dotata di feritoie a difesa del complesso.  

Al centro dell’aia, attraversando un selciato in ciottolato di fiume, si presenta la casa padronale a pianta rettangolare, composta di due piani fuori terra.

 Nello stesso corpo di fabbrica, al piano terra, si trova l’ingresso alla piccola chiesetta, alla sinistra un elegante porticato con la copertura in coppo e l’area antistante pavimentata con una caratteristica pavimentazione di ciottoli di fiume.

 Sulla facciata della “palazzina” una targa, posta dai nipoti Da Zara, ricorda il Senatore del Regno Raffaele Nannarone.

RAFFAELE NANNARONE SENATORE DEL REGNO Amò appassionatamente la terra avita, profuse in essa tesori di energia ed intelligenza,  fece di questa masseria modello ed esempio.          I nipoti Da Zara a perpetrarne il ricordo

A coronare l’aia ancora ben presenti: le fosse granarie, una serie di grossi caseggiati che un tempo funzionavano da stalle per gli equini, lo testimoniano la serie di attacchi in pietra sulle facciate, poco più lontano un tondino da doma[2] e una serie di magazzini vari.

Tondino da doma.

Stalle per equini

[1] La Daunia Felice – studi storici scelti – Raffaele Colapietra – Fondazione Banca del Monte Domenico Siniscalco Ceci – Foggia. Pag. 222

[2] Il tondino da doma –  è molto utile per domare ed addestrare puledri e giovani cavalli, ma anche per ginnasticare i cavalli adulti e già addestrati, per “sgambare” i cavalli senza lavorarli montati, per far “sfogare” senza problemi i cavalli più esuberanti.

Pubblicato il: 8 Ottobre 2022

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