L’emigrante milionario

L’emigrante milionario

di Tommaso Palermo

Emigrante milionario

Una storia di emigrazione e di sacrificio premiato viene restituita alla memoria collettiva dalle sempre ricche pagine de Il Foglietto, esattamente dal numero del primo maggio 1952. Forse per una voluta coincidenza di data, il numero in questione accoglie la breve storia di un grande lavoratore, un foggiano originario di Vinchiaturo: Paolo Crescenzio. A grandi caratteri il giornale lo apostrofa come “l’emigrante milionario” ed in effetti tale era il Crescenzio, emigrato poverissimo nel 1913 verso gli Stati Uniti d’America ma ritornato in patria, sbarcando a Napoli, dopo quasi 40 anni di lontananza e di sacrifici con il frutto del proprio sudore. Quando sbarca a Napoli, dopo una lunga vita di lavoro come operaio delle ferrovie americane e come fonditore, ad accoglierlo c’è sicuramente la moglie Angela. L’attenzione mediatica è vivace: sia le pagine italiane che americane citano la storia dell’emigrante milionario, artefice di una fortuna personale di circa 23.000 dollari pari a circa 14 milioni di lire per l’epoca. Gli americani dipingono una storia ai limiti del romanzesco, quella di un emigrante sorpreso a dormire nella stazione centrale di New York vicino al proprio ricco fagotto di denaro. Dalle stampe si ricostruisce una storia semplice, quella di un risparmiatore incallito che mai studiò l’inglese, confinato dal destino in quel di Spokane, nel Nord-Ovest degli Stati Uniti fino al 1952, l’anno del ritorno dalla moglie sessantaduenne Angela, dalla figlia trentanovenne Maddalena, dai nipoti Giovanni (20 anni) ed Angela (4 anni). La foto a corredo dell’articolo de Il Foglietto, realizzata dal fotografo Leone, lo immortala in doppiopetto con un bel Borsalino, affiancato dalla moglie e con la mano di un amico sulla spalla. Forse, però, la foto che maggiormente rende la pace economica e la serenità ritrovata è quella della stampa americana che lo coglie protagonista della propria casa di Vinchiaturo fra i parenti più stretti, mentre divora, sempre col cappello in testa, la pasta che la moglie dispensa col sorriso di chi ha saputo aspettare, per quarant’anni, con gioia, questo momento.

PAOLO CRESCENZIO Ridotta

 

 

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