ROBERTO D’ANGIO’ (Anarchico foggiano)

 

ROBERTO D’ANGIO’

(Anarchico foggiano)

 di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

Nato a Foggia il 12 gennaio 1871, morto a Milano il 4 novembre 1923. Fu giornalista e anarchico di grande fama.

Figlio di Giuseppe e Maria Marcone, dei quali resta presto orfano, matura le prime esperienze politiche nel circolo repubblicano “Aurelio Saffi” di Foggia. Alla morte dei genitori, nel 1893 si trasferisce a Napoli dove sopravvive dando lezioni private di francese. Nella città partenopea frequenta gli ambienti libertari e conosce Oreste Ferrara, il famoso anarchico che morirà a Cuba combattendo per l’indipendenza dell’isola. D’Angiò presto aderisce convintamente all’anarchismo e con le sue doti di intelligenza e intraprendenza, in breve si afferma conquistando la stima, tra gli altri, di Enrico Malatesta, storico esponente dell’anarchismo italiano con cui peraltro si troverà spesso in contrasto.

Grazie alla conoscenza del francese, cura per molti anni corrispondenza da Napoli per “Les temps Neoveaux”, famoso e autorevole giornale anarchico parigino diretto da Jean Grave. E’ anche l’inizio di una lunga carriera di pubblicista che vedrà D’Angiò trovarsi più volte a che fare con la giustizia.

 Il 23 settembre 1895 viene tratto in arresto in quanto renitente alla leva. La polizia, che già lo controllava da tempo, gli imputa delle attività “sovversive” e viene così condannato a due anni di domicilio coatto. E’ l’inizio di una serie, lunga negli anni, di pedinamenti, arresti e condanne, finché, nel febbraio del 1901 risponde agli inviti di Pietro Vasai e Icilio Ugo Parrini – responsabili dei gruppi anarchici italo-egiziani di Alessandria e del Cairo e che conosce da tempo – accettando di trasferirsi in Egitto. Vi resterà quattro anni, fondando e dirigendo i giornali “L’Operaio” (dal luglio 1901 ad aprile 1903) e “Lux” (da giugno a settembre 1903) e contribuendo a sviluppare la comunità anarchica egiziana. Tornato in Italia per un breve periodo, e dopo un’altrettanto breve esperienza in Inghilterra a Londra, D’Angiò nel marzo del 1906 decide di trasferirsi nell’America Latina. Vive inizialmente a Montevideo in Uruguay, dove nella primavera del 1906 fonda il settimanale “La Giustizia”, occupandosi dei problemi del lavoro e dello sfruttamento della manodopera straniera dei paesi del Sud America. Dal gennaio 1907 si sposta nella vicina Argentina e a Buenos Aires trova lavoro nella redazione del quotidiano “La Protesta”, dove cura per i nostri tanti connazionali una pagina in lingua italiana. Sul finire del 1907 rientra definitivamente in Italia lavorando molto in ambito giornalistico, impegnato tra Foggia, Napoli, la Sicilia e soprattutto in Liguria, a La Spezia dove collabora attivamente – e fino al 1913 – con “Il Libertario” di Pasquale Binazzi.

In quello stesso anno pubblica diversi articoli sul giornale bolognese “l’Agitatore”. Quando scoppia la Prima Guerra Mondiale, D’Angiò appoggia la posizione degli interventisti rivoluzionari anche se nella campagna interventista vera e propria avrà un ruolo abbastanza defilato. Ciò non gli impedirà di subire pesanti critiche.

Finita la guerra, e trasferitosi stabilmente in Liguria, a La Spezia, D’Angiò lancia un progetto ambizioso ma velleitario, raccogliere cioè i superstiti della corrente anarcointerventista intorno a un programma politico comune. L’iniziativa, risalente alla fine di marzo 1919, si concretizza inizialmente con la nascita, a metà luglio, del giornale “La Protesta”, dichiaratamente anarchico interventista. D’Angiò rivendica la legittima appartenenza al movimento e all’ortodossia libertaria degli anarchici interventisti ma, a fronte dell’iniziale sostegno dato dallo stesso Benito Mussolini e dal suo neonato movimento fascista, il giornale chiude dopo il secondo numero. In seguito a questo inevitabile fallimento Roberto D’Angiò preferisce ritirarsi a vita privata.

Amico fraterno dell’altro anarchico foggiano Michele Angiolillo, entrambi responsabili del Circolo repubblicano di Foggia e colleghi di lavoro presso la tipografia Pascarelli in Via Arpi. Angiolillo chiudeva ogni sua lettera alla famiglia inviando saluti affettuosi a Roberto.

Pubblicato il: 20 Ott 2021

 

Fonte: Dizionario biografico online degli anarchici italiani

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