Saverio Capezzuto

SAVERIO CAPEZZUTO

(Il poeta della fame)

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

Foggia gli ha dedicato una via “da via Lucera a via S. Giovanni R. – Poeta – Foggia 1893/Milano 1917”, così riporta lo stradario di Nando Romano, più prodigo di notizie è quello del compianto Gaetano Spirito “Poeta della fame, era definito. Educato agli insegnamenti cristiani da mons. Bucci […] e dalla purissima anima del can. Veglianti, crebbe in clima di elevatezza culturale, addirittura di candore. La sua anima era quella di un fanciullo.

Benedetto Croce in una lettera del 10 giugno 1948, dopo l’esame dei lavori editi e manoscritti del Capezzuto, scrive ad un amico “… il Capezzuto era uno spirito ardente, innamorato della poesia, innamorato di nobilissimi ideali e questo fervore ed impeto giovanile si sente nelle sue pagine. Ebbe una vita travagliata e dolorosa ed io ho letto l’opuscolo in cui descrive la vita sua e delle sue sorelle e ne ho provato commozione e rimpianto e tristezza. Ma egli avrebbe dovuto disciplinarsi per maturare le doti del suo ingegno, e questo non gli fu possibile per mancanza di tempo e di agio: e fu un peccato”.

Saverio Capezzuto nell’impari lotta dell’esistenza fu vinto e finì miseramente a Milano, a 23 anni appena, il 21 luglio 1917, qualche mese dopo che Giovani Pascoli gli aveva profetizzato “ …. farà carriera”.

Insomma, una vita breve, grama e travagliata da sofferenze fisiche, pur tuttavia feconda dal punto di vista di poesie ed opere prodotte.

E da quelle che conosciamo, a tratti, viene fuori il vissuto del “poeta della fame”.

A 18 anni dà alle stampe “Canti dell’umanità”; nel 1913, tramite la Premiata Tipografia Operaia di Foggia, pubblica “La canzone di Milano”, cinquantacinque terzine, un’ode alla città dedicata a Francesco Gentile “Amico carissimo perché non si possa dimenticare di me, anzi, ché l’affetto dell’amicizia ci leghi ne l’ideale de la fratellanza umana e ne la lotta de la vita ci renda forti sempre”:

Di te, di te, io canto, o Milan la gloria

immaginifica e ne ‘l suo cammino

tutta sublime. Ne la sua vittoria

andar la veggo vers’ il gran destino,

come una dea d’ un età novella,

pura e fulgente ne ‘l suo bel mattino.

[ … ]

Nello stesso opuscolo, le poesie “La mia vita” dedicata alla sorella Vincenza, e “Commiato”. La prefazione è del Prof. Ugo Mariani, conoscitore ed estimatore del poeta che apre uno squarcio sulla sua tribolata vita “Addio, dunque, casa mia natale! Io partirò”.

Il Capezzuto ha già pubblicato “La canzone de la patria”, “Sicut lilia” (bozzetti) e “La canzone di Giovanni Pascoli”, successivamente darà alle stampe “Verginità” (liriche),  “Amore nuovo” (novelle),  “Il poema della gloria” e “Appunti critici”.

Qualche notizia ancora si ricava dal saggio critico “La poesia di Saverio Capezzuto” di Giuseppe Luongo edito a Napoli nel 1917, che definisce il poeta “Geniale temperamento di artista, buon psicologo ed eletta mente, egli, dotato di grande gentilezza sensitiva e intuitiva”. Di lui scrive che “ha dovuto lungamente ristare in una bianca corsia di ospedale” [malato di tisi che lo portò alla morte], dei suoi crucci, dei suoi problemi, della sua rabbia: “Datemi un pane, datemi un lavoro!” [pessime condizioni economiche e impossibilità a mantenersi con la sua produzione letteraria, perciò “Il poeta della fame”].

Sicuramente andrebbe recuperata la figura e la produzione letteraria di Saverio Capezzuto, che non pare essere meno a altri/e. Ci si chiede perché agli studenti foggiani non possa essere dato l’agio ed il piacere di cimentarsi con un po’ di letteratura dimenticata e rimasta solo locale forse per i tempi, forse per la prematura morte del “Poeta della fame”.

 

Fonti:

“La canzone di Milano” di S. Capezzuto – Premiata Tip. Operaia – Foggia – 1913

“La poesia di Saverio Capezzuto” di Giuseppe Luongo – Napoli – 1917

“Foggia – I segreti delle vie” di N. Romano – 1998

“ La storia di Foggia attraverso la toponomastica” di G. Spirito – Foggia-Bastogi-1998

 

 

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