Un maestro del lavoro a Foggia

“Mast’ Pèppe”

Un maestro del lavoro a Foggia

Giuseppe-Brescia

 

La vita di Brescia Giuseppe, nato nel 1887 a Foggia, può dirsi tutta compendiata in questo attestato-diploma di benemerenza con relative medaglie che il figlio Raffaele, classe 1924, con orgoglio conserva e tiene in bella vista su una parete di casa.

Lavoro, ma anche famiglia, andiamo per gradi.

Moglie e sei figli, severo ma non manesco: “Bastava che digrignasse i denti…” racconta la figlia Teresa “… per metterci tutti in riga, ma mai uno schiaffo!”- “E poi…” continua “…nonostante i tempi e le difficoltà, ha voluto che raggiungessimo tutti un buon grado di istruzione. Fu lui che favorì il mio desiderio di frequentare l’università a Napoli!”

E veniamo al lavoro. Brescia Giuseppe è un provetto meccanico con particolare propensione per le lavorazioni al tornio, quindi alta precisione di cui diede prova anche durante il suo periodo di lavoro presso le officine delle Ferrovie di Foggia. Lavoro che fu costretto a lasciare per non aver voluto prendere la tessera del PNF ed a seguito di alcune lettere minatorie.

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Nel privato, nella sua officina al Piano delle Fosse prima e in via Iconavetere successivamente, un’officina-scuola da cui hanno preso il volo generazioni di meccanici rifiniti dopo il periodo di apprendistato, si facevano miracoli, come racconta il figlio Raffaele, che per un certo tempo coniugò scuola e lavoro di bottega col padre.

“Bisognava alzarsi alle quattro del mattino…” racconta, “…per accendere il fuoco sotto le mietitrici perché queste potessero andare in pressione ed iniziare ad operare al momento dei lavori”.

La loro dimestichezza con la meccanica li aveva portati a gestire anche un parco di questo tipo di macchine che ad ogni inizio giugno di ogni anno dovevano trovarsi in perfetta efficienza per affrontare il lavoro di mietitura nei campi del nostro Tavoliere.

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Ma era al tornio che Brescia Giuseppe dava il meglio di se, si esaltava con risultati irripetibili per altri, alla Paganini. Prova ne è proprio questo diploma di benemerenza di cui s’è detto all’inizio, che testimonia di un prototipo da lui prodotto: una “sfera” di acciaio, cosa già non semplice e facile per i mezzi dell’epoca, della grandezza di una boccia di biliardo, “con entro una più piccola – lavoro eseguito in un solo pezzo”, quindi dallo stesso blocco di metallo.

Diploma

 

Insomma, due sfere concentriche, dove il concavo di quella esterna fasciava quella interna lasciando il minimo spazio sufficiente, pochi millimetri, fra l’una e l’altra, perché ruotassero in ogni verso ed indipendentemente.

Il pezzo venne presentato e premiato alla “Esposizione d’Arte e Lavoro – Applicata all’Industria tenutasi a Firenze nel Palazzo Ex Bastogi” e premiato con Croce al Merito e Medaglia d’Oro.

Il figlio aggiunge che il “pezzo” venne fatto sezionare dall’apposita commissione giudicatrice per verificare che non vi fossero giunture o saldature di sorta.

Di questo “pezzo”, che fruttò tanto riconoscimento al Brescia, purtroppo non ne resta niente, né una foto, né un disegno tecnico e né una descrizione della tecnica costruttiva, che rimase chiusa nella mente del suo ideatore fino alla fine dei suoi giorni.

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Ma un’idea è possibile farsela da un pezzo analogo costruito in seguito dallo stesso signor Brescia, e ancora conservato come una reliquia dal figlio. Si tratta, come il precedente premiato, di un unico blocco di acciaio che lavorato al tornio è stato trasformato in due cilindri anziché due sfere concentriche.

Nel silenzio rotto solo dal sordo vibrare di un tornio accompagnato dallo stridere dell’attrezzo che modella il pezzo, Brescia Giuseppe, fu Michele, di Foggia, entra a pieno titolo in quel manipolo di persone, non sappiamo quanto grande, che nel campo del lavoro, per ingegno ed abilità, hanno fatto la storia minore, o forse solo sconosciuta, di Foggia.

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 Raffaele de Seneen e Romeo Brescia.

 

 

Pubblicato il: 4 Mag 2013

 

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