L’enclave veneta

L’ENCLAVE VENETA

 Di Raffaele de Seneen  e Romeo Brescia

Storie poco conosciute, quasi inverosimili a pensarci bene: gente del Nord che “sbarca” dalle nostre parti in cerca di lavoro e di pane.

Veramente gli “sbarchi” avvenivano alla piccola stazione di Margherita di Savoia – Ofantino, siamo agli inizi degli anni ’30 del 1900.

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Partono in treno dal trevigiano e dal padovano, “dietro si portano un po’ di masserizie” lasciandosi alle spalle un Veneto, allora, di fame e miseria, ma senza sapere cosa li aspettasse, né a cosa andassero incontro.

La Puglia si colloca al terzo posto, dopo Sicilia e Campania, per flussi migratori concentrati soprattutto a cavallo della Prima guerra mondiale, prima oltre oceano, in seguito verso l’Europa centrale. A queste vanno aggiunte le migrazioni interne, fra il 1951 e il 1967 sono Lombardia e Piemonte le mete preferita da circa 1.200.000 pugliesi.

Tornando ai nostri veneti, era l’epoca in cui iniziavano i grandi interventi statali in materia di bonifica del territorio, bonifica idraulica ed agraria oltre che appoderamento.

La bonifica dell’Agro Pontino a cura dell’O.N.C. (Opera Nazionale per i Combattenti) si protrae dal 1926 al 1937, quella del Tavoliere delle Puglie, a cura dello stesso ente, ha inizio nel 1938, mentre esperimenti di bonifica e colonizzazione sono stati già avviati dalla SEBI.

La SEBI (Società Elettrica Bonifiche e Irrigazioni) costituita nel 1925 per promuovere e sviluppare la distribuzione dell’energia elettrica in Puglia, è impegnata anche nel compito di colonizzazione ed elettroagricoltura (applicazione dell’elettricità all’agricoltura) su terreni facenti parte del proprio patrimonio.

Santa Chiara

I terreni che poi si trasformeranno nella fiorente Azienda Agraria di Santa Chiara sono ubicati fra Margherita di Savoia e Trinitapoli, dal 2004 facenti parte della nuova Provincia della BAT.

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Ed è per esplicita richiesta della SEBI che gente del Veneto viene invogliata a trasferirsi sia perché già in possesso di tecniche di bonifica, sia per la possibilità che risiedessero stabilmente sulle terre poi messe a coltura.

I migranti veneti arrivano singolarmente o a gruppetti, chiamandosi l’un l’altro. Alcuni raggiungono le famiglie, già emigrate, reduci dal fronte d’Africa senza passare dalla regione d’origine: “Quando mio padre e mio zio arrivarono qui ….” racconta un ex di Santa Chiara di seconda generazione “…. volevano ritornarsene in Africa!” tanto era l’immane lavoro che si presentava ai loro occhi.

Alla stazione di Ofantino sbarcavano accolti da altri che li avevano preceduti: “I bambini già sul posto, neri e abbrustoliti dal sole di Capitanata, correvano incontro ai nuovi venuti, e questi nel vederli esclamavano impauriti e sorpresi ‘Madonna  i negher!!!’  “.

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Qui, i veneti trovarono sterpi e paludi, ospitati in 14 poderi che costituivano il centro dell’Azienda Agraria di Santa Chiara, altrettante famiglie composte da 15/20 componenti ognuna affrontarono un duro lavoro, ma riuscirono a trasformare quella situazione in un paradiso terrestre con coltivazioni di grano, mais, due raccolti all’anno di ortaggi, un caseificio per la trasformazione del latte e commercializzazione dei prodotti, insomma una California per loro che sin dall’inizio capirono che “qui c’era almeno il pane”, tra l’altro alimento a loro sconosciuto: “un’anziana donna di sessant’anni, assaggiò qui per la prima volta il pane!”.

Unica “contaminazione” di quella piccola Patria di veneti in terra di Capitanata era costituita dalla presenza dei Polio, la famiglia del casaro di origini campane, necessaria per avviare e divulgare le produzioni tipiche locali sconosciute ai veneti.

L’Azienda Agraria di Santa Chiara divenne un mondo a se stante, quasi autosufficiente, ma non mancarono le buone pratiche d’integrazione con la gente del posto, anche se: “Quando le donne venete andavano in paese per qualche commissione destavano attenzione e scalpore perché montavano in bicicletta!”.

Abitanti Santa Chiara

Un importante e significativo contributo ci è offerto dalla Sig.ra Gigetta Fuiano Squeri, la cui madre, Maria Teresa Masullo insegnante di scuole elementari, così racconta nel libro “Quando a scuola andavo in bicicletta” di Duilio Paiano.
La scuola rurale di che trattasi, intestata a Giuseppe Galliano [1], era ubicata presso l’Az. Agr. Di Santa Chiara.

“Nell’anno scolastico 1940-41 ebbi la supplenza in una scuola rurale, a Ofantino-Santa Chiara. La collocazione della scuola non permetteva un rientro quotidiano a Foggia per cui fui costretta a fermarmi sul posto e tornare a Foggia ogni fine settimana, spostandomi con il treno. La scuola stessa era dotata di un alloggio per gli insegnanti. In realtà, io alloggiavo nella scuola ma mangiavo presso una famiglia che avevo conosciuto. Nei pressi della scuola c’era un piccolo campo – un orto di guerra, come si diceva allora – dove i ragazzi coltivavano i prodotti della terra che venivano, poi, venduti : con il ricavato acquistavano i libri per la biblioteca scolastica. A Santa Chiara c’era una colonia di famiglie venete che gestiva queste terre ; presso una di queste, la famiglia Tegon, io mi fermavo a mangiare. La presenza delle famiglie venete era dovuta all’opera di appoderamento che L’ O.N.C. svolse in quegli anni assegnando numerose case coloniche e appezzamenti di terreno”.

Maria Teresa Masullo sull’uscio della scuola rurale “Magg. G. Galliano”  a  Santa Chiara

Carrer, Catto, Tegon, Bassetto, Marcon,Malimpensa queste alcune delle famiglie venete dell’Azienda di Santa Chiara. Il loro sudore, la loro dura fatica, l’esperimento importante e primo nel Tavoliere attuato dalla SEBI con la piccola irrigazione a sollevamento acqua da quattro pozzi con galleria filtrante per servire circa 200 ettari con una portata di 140litri/secondo, diventano il mix  vincente per risolvere al meglio una grande sfida.

Poi le cose non andarono più per il verso giusto, alcuni tornarono a fare gli operai al Nord, altri sono rimasti dalle nostre parti ormai alla quarta generazione, ma nelle loro famiglie aleggia ancora il dialetto della terra d’origine.

[1] Giuseppe Galliano Ten.Col. del Regio Esercito Italiano, Vicoforte, 27 settembre 1846 – Adua, 1º marzo 1896.

Di seguito proponiamo il film documentario  “Strani Migranti” Aranciafilm/RegionePuglia 2007; regia e scrittura: Angelo Casto; fotografia: Cosimo Fiore

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