I pagghiarùle
Un’altra attività tipica nelle masserie del nostro Tavoliere era quella del “metarùle”: costruttore di mete, biche di paglia residuata dalla mietitura e trebbiatura del grano. Un lavoro da compiere con precisione e avvedutezza per la gran mole di paglia che si andava ad ammassare e che doveva garantire sicurezza per chi operava al prelievo in seguito.
Analoga attività la svolgevano i “pagghiarùle” non nel campo agro-zootecnico, bensì in quello dell’industria, e stiamo parlando del nostro Poligrafico dello Stato che nel 1935 iniziò il processo di lavorazione e trasformazione della paglia per produrre cellulosa per carta. La prima fase di lavorazione che comprendeva lo stoccaggio della paglia (costruzione delle mete) a cui seguiva la movimentazione interna all’istituto fino all’immissione nel ciclo produttivo meccanizzato era affidato al personale di fabbrica, ma, negli anni ’50, per ragioni di economie, si pensò di affidare il compito a manodopera esterna.
Con l’intervento della FILTAT-CISL [1] venne ricostituita una cooperativa preesistente che aveva il nome di “San Michele”,in modo confidenziale ” ‘A caravàne”, composta da operai-facchini già esperti nella movimentazione di grano e simili in quanto provenienti delle Compagnie di sfossatori di San Rocco e Santo Stefano che operavano, prima nel Piano delle Fosse e successivamente presso il grande Silos Granaio su Via Manfredonia. La cooperativa prese il nome di “Nuova San Michele”.
Oggi la Cartiera di Foggia, purtroppo, non trasforma più la paglia in cellulosa ma restano i ricordi del signor Francesco Delli Carri, classe 1935, pensionato ed ex socio-lavoratore della succitata Coop. il quale ci dona questo contributo inerente la sua vita lavorativa:
“Ricordo i primi giorni che entrai a far parte della Nuova San Michele, molti pensavano che non sarei riuscito a sopportare le dure fatiche di quel lavoro, ma io ero un tipo intraprendente e subito imparai le tecniche per costruire le grosse mete di paglia.
La paglia che restava sui campi dopo la mietitura veniva pressata in balle, successivamente queste tramite l’intermediazione del Consorzio Agrario venivano acquistate dall’Istituto e trasportate in fabbrica.. Qui subentrava il nostro operato, le balle venivano accatastate presso il Parco Paglia dando forma a grosse mete alte 15 metri, In questa fase lavorativa, che durava da giugno a fine agosto, venivano impiegati 40 dei nostri soci.
Durante l’anno, dal Parco Paglia, con un sistema a “ferrovia Decauville” [2], la paglia veniva trasportata un po’ per volta e immessa nell’impianto “Trinciapaglia” dove aveva inizio il processo di lavorazione e trasformazione in cellulosa. Per questo compito veniva impiegata una forza lavoro di 20 soci.
Questo processo di esternalizzazione portò l’Istituto a scaricarsi di tutte le responsabilità sia contributive che infortunistiche, tanto da mostrare un disinteresse sul modo e le condizioni di come veniva svolto il lavoro. Questo mi portò non solo ad avere una responsabilità organizzativa della squadra dei “pagliarùle” ma anche sindacale per acquistare quei diritti negati dalla dirigenza dell’Istituto.
Ricordo la battaglia per ottenere l’impiego di nastri trasportatori elettrici per trasportare le balle di paglia in cima alle mete, operazione che in precedenza veniva fatta salendo per lunghe scale con la balla sulle spalle, mettendo a rischio la vita degli stessi operatori a seguito di caduta accidentale. Tutto questo lavoro, lento e faticoso, si ripercuoteva sulla paga calcolata in regime di cottimo.
Un mestiere duro il nostro, perché, oltre a lavorare sotto i raggi infuocati del sole, eravamo a continuo contatto con la polvere di paglia che mista al sudore provocava tanto prurito .
Il ruolo da me svolto mi permise di ottenere subito rispetto e fiducia da parte di tutti i miei compagni di lavoro tanto che mi elessero loro caporale”.
La cooperativa, dopo la dismissione degli impianti da parte del Poligrafico di Stato che riguardavano la trasformazione della paglia, ha continuato a mantenere rapporti di lavoro con l’Istituto. Infatti con l’acquisto di terreni in località “San Giuseppe Fossetta” in agro di Foggia e adibendoli con relative autorizzazioni a discariche, fornisce a tutt’oggi ulteriore supporto all’Istituto come smaltimento dei materiali di lavorazione dei nuovi impianti, in concomitanza alla prestazione d’opera alle nuove lavorazioni.
Pubblicato il: 8 Feb 2020
Scritto da: Romeo Brescia
[1] Federazione Italiana Lavoratori Trasporti e Ausiliari del Traffico
[2] Tipo di ferrovia i cui binari sono formati da elementi che possono essere montati e smontati velocemente. Usata quasi esclusivamente per il trasporto merci