Foggia, l’antica farmacia Domenico Valentini

Foggia, l’antica farmacia Domenico Valentini

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

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Quando il Dr. Domenico Valentini da alla stampa, nel 1952, una interessante pubblicazione ricca di notizie e foto a colori dal titolo “L’antica farmacia Domenico Valentini in Foggia dal 1765 ad oggi”, siamo già al quinto passaggio generazionale, di padre in figlio, di una tra le più antiche  farmacie di Foggia che apre al pubblico, appunto, nel lontano anno 1765.

 

Questo il succedersi dei titolari:

–         7 giugno 1765 Farmacista Dr. Don Vincenzo Valentini (fondatore)

–         17 novembre 1810 Farmacista Don Giovanni Antonio Valentini

–         14 settembre 1836 Farmacista Don Domenico Valentini

–         10 maggio 1899 Chimico-Farmacista Dr. Prof. Antonio Valentini

–         12 aprile 1920 Farmacista Dr. Domenico Valentini

A seguito di cessione d’azienda la conduzione della farmacia prosegue, a partire dal 1956,  fino ai giorni nostri con i dottori Dicaro:

–         1956 Farmacista Dr. Don Vincenzo Dicaro

–         1972 Farmacista Dr. Carlo Dicaro

–         2010 Farmacisti Dr.i Carmela e Giancarlo Dicaro

Complessivamente otto generazioni di farmacisti a servizio della città di Foggia, sicuramente anche del territorio provinciale nei tempi più lontani, e della sua gente per un tempo che ormai sfiora i due secoli e mezzo.

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L’antica farmacia, dopo un trasferimento avvenuto nel 1872, trova la sua definitiva ubicazione in Corso Cairoli (Via Celestino Galiani fino al 1890 c., prima ancora Strada San Francesco Saverio) al piano terra di un palazzo settecentesco in seguito demolito per ritornare in quello ricostruito, stesso sito, dopo una provvisoria sistemazione in Via San Lorenzo.

La farmacia, assomma all’importanza per i tempi anche caratteri di bell’aspetto e pregevolezza anche negli arredi tant’è che la si trova citata in “La Farmacia Storica ed Artistica Italiana” del Dr. Carlo Pedrazzini, edizione 1934.

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L’opera in questione, della farmacia Valentini ne esalta la bellezza e riporta foto di vasi di manifattura abruzzese datati 1765, di un orologio anch’esso recante la data di fondazione della farmacia (1765) ma costruito fra il 1400 e 1500, e poi dell’interno con un artistico armadio a vetri, banco di spedizione e scrittorio.

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Come riporta l’estensore dell’opuscolo, nella farmacia c’erano apparecchi ed utensili: alambicchi, storte, torchi, ecc., a segnare un tempo in cui la farmacia non era solo un “dispensario” di medicinali , ma anche una “fabbrica”. Dice ancora di un bellissimo mortaio di bronzo donato alla Patria durante la Prima Guerra Mondiale, così come il medagliere del padre (dr. Prof. Antonio) contenente le medaglie conseguite in esposizioni nazionali ed internazionali a riconoscimento delle specialità farmaceutiche di sua produzione.

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Questa farmacia, che è storia di Foggia, è legata a quella più generale del Paese, nel suo formarsi e modificarsi, riconducendo la stessa Foggia nel medesimo processo attraverso una serie di privilegi, attestati e diplomi conseguiti nel tempo dai titolari che si sono succeduti. Preziosi documenti come il “Privilegio di Farmacista” rilasciato nel 1765 a Vincenzo Valentini sotto il regno di Ferdinando IV, Re delle Due Sicilie, dal quale si riporta:

“…omissis… Non senza ragione pertanto si è da noi provveduto che, pel decoro e dei medici e della stessa medicina, si eleggessero a codesta mansione uomini diligenti, operosi ed insigni per ogni genere di virtù …omissis… ma altresì e proprio in seguito all’esame col quale hanno fatto saggio del tuo ingegno, ti hanno ritenuto,o Don Vincenzo Valentini di Foggia, provincia di Lucera, capace, perito ed oltremodo idoneo all’esercizio di codesta professione, noi per l’autorità onde siamo investiti, proclamiamo te Farmacista …omissis…”.

     E ancora, “Privilegio di Farmacista” rilasciato nel 1810 a Giovanni Antonio Valentini sotto il Regno di Gioacchino Napoleone, Re delle Due Sicilie e Grande dell’Impero:

“…omissis… che il Signor Giovanni Antonio Valentini del Comune e della provincia sopra dette, è di queste cose egregiamente istruito, appoggiati all’autorità che a noi concesse il serenissimo Re, lo dichiariamo Farmacista, e a lui concediamo la facoltà, sia in questa città, sia nelle singole provincie di questo regno, di preparare i farmaci salutari e di somministrali alla prescrizione dei medici … omissis…”.

Continuando, Diplomi da Farmacista rilasciati nel 1819 a Giovanni Antonio Valentini,  e nel 1837 a Domenico Valentini dall’Università di Napoli rispettivamente sotto il Regno di Ferdinando I e Ferdinando II Re delle Due Sicilie; Diploma di Farmacista rilasciato nel 1881 ad Antonio Valentini dall’Università di Napoli sotto il Regno di Umberto I, Re d’Italia; Diploma di Farmacista rilasciato nel 1912 a Domenico Valentini dall’Università di Napoli sotto il regno di Vittorio Emanuele III, Re d’Italia.

Solo alcuni, che insieme agli altri citati nell’opuscolo, ed a questi aggiungendo  quelli conseguiti dai Dicaro costituiscono e consentono una passeggiata storica attraverso il Regno delle Due Sicilie: dai Borbone ai napoleonidi ai Borbone ancora, al Regno d’Italia: Umberto I e Vittorio Emanuele III, alla Repubblica italiana, fino ai giorni nostri.

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Studio,  passione e  dedizione,  aggiornamento e professionalità.  Attenzione alla gente ed ai suoi bisogni nel passaggio che va “dalla farmacia classica del “700” ed “800” alla moderna azienda farmaceutica nell’evoluzione e succedersi dei tempi e nel progresso e sviluppo dell’industria farmaceutica nazionale”.

Altra curiosità che riguarda la famiglia Valentini, noti farmacisti foggiani in quegli anni, è costituita da una pergamena in cartapecora vivacemente colorata e da vari verbali redatti presso il Comando di Polizia di Capitanata che svelano una strana vicenda. Il tutto è custodito presso l’Archivio di Stato di Foggia.

La pergamena rappresenta un diploma di carbonaro intestato al farmacista Filippo Valentini di Foggia, di anni 63, figlio di Vincenzo, e risulta inviata per posta in data 21 marzo 1827. Il farmacista allarmato, ritenendosi estraneo a qualsiasi affermazione del documento, si recò in un primo momento dal direttore della Posta di Foggia per avere dettagli sul mittente. Risultata vana la richiesta si recò dal Commissario di Polizia Giuseppe Murena dove consegnò il diploma precisando che l’intestazione era stata fatta “su rasura” (cancellatura-abrasione) e chiedendo che si procedesse agli opportuni accertamenti del caso. A Foggia all’epoca erano presenti diverse sette di Carbonari.

 

 Pubblicato il: 16 Gen 2014

 

 

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