La chiave del “Sepolcro”

 

La chiave del “Sepolcro”

 

Dopo la Domenica delle Palme ha inizio la Settimana Santa. Nei giorni di questa settimana la liturgia scandisce, passo passo, gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù. Capita a volte di vedere affiancati alla liturgia usanze e rituali popolari che man mano nel tempo sono scomparse. Infatti una tra queste riguarda la chiave del Tabernacolo o popolarmente chiamata “la chiave del Sepolcro”.

La messa nel giorno del Giovedì Santo celebra il memoriale dell’ultima cena e ricorda l’istituzione dell’Eucarestia.  In questo giorno la liturgia prevede la deposizione dell’Eucarestia nel tabernacolo per l’adorazione.  

 Il Codice di diritto canonico stabilisce che: “La chiave del tabernacolo, in cui è conservata l’eucaristia, dev’essere custodita con la massima cura dal sacerdote responsabile della chiesa o dell’oratorio, o dal ministro straordinario a cui è stata concessa la facoltà di distribuire la santa comunione”.

“Chi ha la cura della chiesa o dell’oratorio, provveda che la chiave del tabernacolo, nel quale è conservata la Santissima Eucaristia, sia custodita con la massima diligenza”.

Negli anni 60, nella nostra Parrocchia di Santo Stefano, come anche in molte altre chiese di Foggia, una tradizione popolare, della quale non si conoscono le origini, voleva che la chiave del Tabernacolo era affidata ad un ragazzo scelto tra quelli che dovevano fare la Prima Comunione in quell’anno.

Durante la messa del Giovedì Santo, il ragazzo prescelto riceveva per la prima volta l’Eucarestia dalle mani del celebrante il quale successivamente in un corteo solenne deponeva l’Eucarestia nell’apposito tabernacolo e dopo averlo chiuso poneva la chiave infilata ad un nastro bianco al collo del ragazzo, che aveva il compito di custodirla fino a tutto il Venerdì Santo. A questo non dovevano mancare da parte del ragazzo prescelto i momenti di presidio e di adorazione ai piedi del tabernacolo che custodiva la S.S. Eucarestia.

Questa consuetudine la ricordo particolarmente. Nel 1966 il nostro parroco don Antonio Martino chiamò nel suo ufficio mia madre e gli comunicò che, per la Santa Pasqua fossi io il ragazzo prescelto a custodire la chiave del “Sepolcro”, ovvero del tabernacolo.

Ricordo molto bene la preparazione catechistica che mi venne impartita per quel compito privilegiato. Frequentavo regolarmente il catechismo insieme ad un piccolo gruppo di ragazzi nelle aule della Chiesa di Santo Stefano, finita l’ora di catechesi tutti gli altri correvano nel salone dell’oratorio a giocare al calcio balilla, attrazione fatale per quei tempi, mentre io restavo con la catechista per gli approfondimenti del caso.

D’altro canto, tra le mura famigliari, ricordo il fermento nei preparativi di mia madre, in quanto sarta mi volle cucire con le sue sapienti mani il vestito da indossare il giorno della cerimonia: pantalone e giacca grigi con il revers lucido, camicia bianca, papillon, guanti e un fiocco di raso bianco con la francia e segni sacri ricamati con filo dorato (spiga calice) che indossai sul braccio sinistro. Poi non mancò la preparazione dei dolci e leccornie varie per i festeggiamenti in famiglia che avvennero solo il giorno di Pasqua, giorno di Resurrezione di nostro Signore.   

Tutto avvenne come da copione e devo ammettere che fu un’esperienza unica vissuta con grande senso di responsabilità, servizio e gioia verso il grande mistero della Pasqua.

A ricordo di Don Antonio Martino

Don Antonio Martino nasce a San Marco in Lamis il 14 ottobre 1913 da Michele e Arcangela Pontonio. Dopo aver compiuto gli studi Teologici a Benevento diventa Presbitero il 17 dicembre del 1938. Il suo primo incarico è di Cappellano presso il Sanatorio di Foggia dal 1939 al 1941 e contemporaneamente come professore e prefetto al Seminario di Troia, successivamente dal 1941 al 1943 presta il suo servizio come cappellano presso l’Opera Pia Maria Grazia Barone.

L’11 febbraio 1946 diviene Vicario Curato della chiesa di Santo Stefano Martire a Foggia e l’anno dopo ad ottobre ne diventa Parroco.  

Altri incarichi Diocesani ricoperti contemporaneamente alla sua missione di Parroco: Delegato Vescovile dell’Azione Cattolica, Assistente Diocesano della Gioventù Femminile, Consulente provinciale del CIF, Professore di Religione presso l’Istituto Tecnico Giannone, Delegato Diocesano per L’università Cattolica, Delegato Diocesano per la Regalità, Promotore della fede per la causa di Genoveffa De Troia.

A seguito della rinuncia come parroco per aver raggiunto i limiti di età il 30 dicembre 1993, in considerazione dello zelo profuso nella cura pastorale della parrocchia di Santo Stefano, con espressione di stima e gratitudine, l’Arcivescovo Giuseppe Casale avendo sempre apprezzato l’esempio di vita sacerdotale e la dedizione al bene spirituale dei confratelli, unita alla pressante volontà dei parrocchiani, lo nomina Parroco emerito di Santo Stefano.  

Don Antonio Martino, nominato l’8 marzo 1994 Canonico del Capitolo Metropolitano della nostra Arcidiocesi, tornerà alla casa del Padre il 14 febbraio 1997.

 

scritto da Romeo Brescia

 Pubblicato il: 5 aprile 2023

Un’altra testimonianza con relativa fotografia mi giunge dal sig. Camillo Maruotti: “Io ho fatto la Prima Comunione di Giovedì Santo alla Chiesa di S. Anna, e Padre Paolo Covino (somministrò l’estrema unzione a Padre Pio) mi fece indossare la chiave del Sepocro.”

Padre Paolo Covino che pone la chiave del Tabernacolo al collo di Camillo Maruotti. In secondo piano Padre Costantino

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