Uno scambio di santi

UNO SCAMBIO DI SANTI

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

Come è d’uso e consuetudine ogni paese, ogni città sceglie e adotta un protettore, santo/a o madonna che sia, diverse possono essere le occasioni e le motivazioni.

Per noi foggiani non c’è stato bisogno di scegliere (meglio così, altrimenti staremmo ancora a decidere divisi in più fazioni!) la nostra protettrice, la Madonna dei Sette Veli, l’Iconavetere. Diciamo che un po’ si è imposta presentandosi dipinta (si dice da San Luca) su una tavola galleggiante, avvolta in sette veli ai bordi di un pantano lì dove sostava qualche pastore del posto la cui attenzione venne attratta da tre fiammelle che poi divennero simbolo e stemma della città.

La storia a seguire, dalla Taverna del Gufo o del Bufo (era il 1062, il 1073 per altri) ai giorni più recenti la conosciamo tutta.

I foggiani però, che mai si conosceremo fino in fondo a meno che non venga un Sauchelli o un Lo Re a descriverli, non per mancanza di rispetto o scarso affidamento nella protettrice, ma forse per un eccesso di auto-protezionismo, a un certo punto decisero di adottare ed eleggere a co-protettori della città altri due santi: San Guglielmo e Pellegrino, rispettivamente padre e figlio.

Foggia – Cattedrale – San Guglielmo alla sinistra dell’Icona della Madonna dei Setteveli

Foggia – Cattedrale – San Pellegrino , alla destra dell’Icona della Madonna dei Setteveli 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non sappiamo quando questa adozione avvenne, ma certamente dopo il 26 aprile 1146 data in cui Guglielmo e Pellegrino muoiono proprio a Foggia.

Due le versioni dei fatti.

Foggia – Cattedrale – Dipinto raffigurante “San Pellegrino morente sorretto dal padre San Guglielmo” – Francesco de Mura e bottega, 1771

Originari di Antiochia (Turchia), Guglielmo parte alla ricerca del figlio che a Gerusalemme opera in favore degli ammalati. Guglielmo sfinito dal viaggio e ammalato viene ricoverato in un ospedale, ed è proprio lì che avviene l’incontro ed il riconoscimento fra i due, dato il lungo tempo trascorso,  in circostanze molto particolari.

Di lì decidono di riprendere il viaggio insieme, che li vede dopo il ritorno ad Antiochia prendere il mare e sbarcare a Brindisi per risalire la Puglia visitando i Santuari di San Nicola di Bari, San Michele del Gargano, Incoronata e l’Iconavetere di Foggia.

La seconda versione invece li vede partire separatamente e in momenti diversi, ed è solo un caso che si ritrovino a Foggia dopo lungo tempo: incontro, riconoscimento, abbraccio e adorazione dell’Iconavetere è un tutt’uno prima che la morte li sottragga alla vita terrena.

Il comune ed antico dire da ancora un’ultima e comune appendice alle due versioni: durante l’abbraccio il padre prende le sembianze del figlio e viceversa, mentre dai loro bastoni spuntano dei ramoscelli.

Ma Foggia, non ha ancora chiuso con i suoi protettori, perché in occasione del terremoto del 30 luglio 1667, replicato il successivo 8 settembre, i foggiani, considerato che non erano stati interessati dal tragico evento che invece aveva sparso morti e distruzioni nei paesi limitrofi, adottarono ancora come protettori i Santi Abdon e Sennen (Persia, III secolo – Roma, 251 c.).

Trattasi di due nobili orientali tradotti a Roma dall’imperatore Decio dopo una campagna militare. Convertitisi al cristianesimo e affrancati dalla schiavitù, assistevano perseguitati e seppellivano i corpi dei martiri.

Fu lo stesso Decio che venuto a conoscenza della loro conversione li fa imprigionare e il Senato li condanna a morte, il che li porta ad elevarli a martiri cristiani venerati come santi e martiri della Chiesa Cattolica.

Una Madonna Nikopeia [ 1 ] avvolta in veli, due santi dalla Turchia e due dalla Persia forse è questo il motivo di quel detto locale: “I fuggiàne so’ amànde di frustìre!” (I foggiani amano i forestieri).

Comunque la devozione ed il riconoscimento verso i Santi Abdon e Sennen, nonostante sia più recente rispetto a quella di San Guglielmo e Pellegrino, dura poco e si perde nel tempo lasciando traccia solo in qualche pubblicazione locale a carattere religioso.

Un pensiero malizioso, ma che non vuol essere irriverente, porterebbe a pensare che con i disastri e i morti del terremoto del 1731 i foggiani si siano sentiti traditi nella fiducia riposta in quei santi eletti a protettori proprio per un simile evento scampato.

Da un volume a carattere religioso di Don Michele Di Gioia si legge che in Cattedrale, ai lati dell’Iconavetere, ci sono due nicchie contenenti le statue di San Guglielmo e Pellegrino, e sotto, in corrispondenza delle stesse, due piedistalli con i busti dei santi Abdon e Sennen.

Ma che fine hanno fatto questi busti di santi dimenticati e ai più sconosciuti?

La risposta sta qui: “… due busti lignei dei santi Sennen e Abdon, oggi conservati presso la Sala Capitolare e documentati, a partire dal 1668, come parte del decoro scultoreo della Cappella dell’Iconovatere …” . [ 2 ]

Foggia – Saletta della Sede del Capitolo Metropolitano

Foggia – Saletta della Sede del Capitolo Metropolitano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma la storia non finisce qui, e “il giallo” ci riserva ancora qualche sorpresa. Infatti,  i busti dei santi Abdon e Sennen, sottratti al culto e dimenticati risultano ancora oggi relegati in una saletta della Sede del Capitolo Metropolitano dell’Archidiocesi Foggia-Bovino  presso il complesso Cattedrale, ma sul frontale delle rispettive basi portano incisi i nomi di San Guglielmo e Pellegrino in sostituzione di quelli originali.

I busti in questione rappresentano due uomini adulti con capelli lunghi e barba, due coetanei insomma, e non un padre ed un figlio, quest’ultimo molto più giovane e senza barba, come si vede nelle immagini rappresentanti San Guglielmo e Pellegrino e nelle stesse statue ai lati dell’Iconavetere.

L’iconografia religiosa risulta perfettamente rappresentata e confermata sia nei busti (Abdon e Sennen) che nelle statue (Guglielmo e Pellegrino), per cui non è dato capire il motivo perché i busti dei primi portino il nome degli altri se non ipotizzando un riuso improprio dei busti, una buona dose d’ignoranza oppure uno “sgarro”, cioè la cosciente volontà di cancellare Abdon e Sennen dalla nostra storia cittadina e religiosa.

Certo che un pensiero andrebbe fatto circa il ricollocamento dei due busti, peraltro di gradevole fattezza, al loro posto originario ridando loro l’effettiva identità, anche perché,  per noi foggiani, avere più Santi in Paradiso non guasterebbe.

 

[ 1 ] Nikopeia: apportatrice di vittoria, attributo di Maria (Madre di Gesù) per una tipologia di icona bizantina in cui Maria è rappresentata frontalmente, seduta in trono e col Bambino Gesù in braccio.

[ 2 ] “La Cattedrale di Foggia – Scultura” – N.E.D. Editrice – 2010 – Pubbl. a cura Uff. Arte Sacra e Beni culturali Arcidiocesi Foggia-Bovino.

 

 

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