LE DONNE E LA GUERRA
di Raffaele de Seneen e Romeo Brescia
Partono gli uomini per il fronte e sulle donne ricade per intero il compito di gestire una casa, accudire una famiglia, preoccuparsi di un’attività.
Nell’Italia contadina, nella seconda e ancor più nella prima Guerra Mondiale, la carenza di braccia da lavoro porta all’abbandono di vaste aree agricole se non è la donna a sostituire l’uomo.
E’ così anche nelle fabbriche, anche in quelle dove si costruiscono armi ed ordigni di guerra, la mano d’opera maschile viene sostituita o integrata da quella femminile.
L’impegno diretto delle donne in zona di guerra: crocerossine, ausiliarie è molto limitato rispetto a quello di altre nazioni come Inghilterra ed U.S.A., non era ancora concepito dal nostro portato mentale.
Poi tutto un fiorire di iniziative messe in campo dalle donne: raccolte per pacchi dono ai miliari al fronte, confezione di indumenti di lana.
Nella Seconda Guerra mondiale saranno organizzate dal PNF e gestite da organizzazioni collaterali: Figlie della Lupa, Giovani Italiane, Donne rurali.
Ma è durante la “Prima” che emerge la figura della “Madrina di guerra”, donne a cui veniva segnalato il nome ed il recapito di un militare al fronte con cui tenere una corrispondenza al fine di far sentire la Patria più vicina e interessata, vincere momenti di sconforto.
Da alcune belle cartoline a noi pervenute, sette, una per ogni giorno della settimana, come sopra è stampato, traspare chiaramente questo rapporto di madrinato instaurato tra una signora, o signorina di Modena, Sofia, e un militare, nostro conterraneo, al fronte: il soldato Italo Cicolella in zona di guerra (11° Autoparco – 53° Reparto – 539^ Sezione).
Le cartoline sono molto belle e pregiate con bordi dorati, sicuramente un qualcosa in più rispetto a quelle dell’epoca, un “fuori-ordinanza”, la grafia chiara ed elegante per riempire, con qualche pensiero, il poco spazio disponibile.
Nessun riferimento a parentele comuni, niente baci, niente abbracci.