Profughi

PROFUGHI

di Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

Già interessati e sulle tracce di notizie di quei fatti che interessarono anche la nostra comunità dopo la “Disfatta-Ritirata di Caporetto” durante la Prima Guerra Mondiale, inaspettata giunge una bella ed interessante testimonianza pubblicata sul Social “Foggia Ricordi del Cuore” da parte della Signora Gigetta Fuiano Squeri che ringraziamo per aver concesso di inserirla anche in questo sito.

Dopo la battaglia di Caporetto (24 ott./12 nov. 1917) e la sconfitta subita da parte degli eserciti austro-ungarico e tedesco, allo sbandamento dei comandi e della truppa (un 8 Settembre ’43 anticipato) seguì la fuga precipitosa dei civili da quelle zone del Veneto e del Friuli (circa 600.000) che per primi subirono l’arrivo delle truppe nemiche che, per vendetta, non risparmiarono neanche loro con distruzioni, stupri ed uccisioni.

Per il vero, l’esodo era iniziato già prima, in previsione del preannunciato scontro.

L’intero Paese fu messo, e si mise a disposizione di questi fratelli sfortunati: direttive governative, Comitati pubblici e solidarietà dei singoli.

Una guerra molto lontana per noi, che però aveva già visto, nei primi momenti della nostra avanzata, prigionieri austriaci al lavoro nei campi del nostro Tavoliere.

Alla storia raccontata dalla Signora Fuiano-Squeri, aggiungiamo stralci di notizie giornalistiche locali dell’epoca e altre piccole notizie.

LA STORIA BELLA E TRISTE DEI MIEI NONNI MATERNI

La foto ritrae Pasquale e Luigia (Gigetta) Masullo con i loro due bimbi Teresinella (Maria Teresa) e Gigino (Matteo Luigi) – Anno 1926.

“Nel settembre 1917, alla vigilia della battaglia di Caporetto, tra i tanti sfollati da quelle zone di guerra giunge a Foggia la ventunenne Luigia Perisello (per tutti Gigetta) con la mamma Maria e la sorella Rosalia: arrivano da Possagno del Grappa (Treviso)”. [ 1 ]

FOGGIA RISPONDE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Nel centro di accoglienza dauno i vari sindaci della provincia offrono agli esuli ospitalità e l’opportunità di un lavoro”.

DALL’ASSISTENZA ALL’INTEGRAZIONE

“A S. Marco in Lamis occorreva un insegnante elementare che sostituisse un maestro partito per combattere, Gigetta accetta di ricoprire tale incarico e le tre Perisello si trasferiscono in quella località. Terminato il periodo di rischio, Maria e Rosalia rientrano a Possagno, mentre Gigetta si ferma per concludere l’anno scolastico.
Dopo Caporetto ed una lunga convalescenza ospedaliera al Nord ritorna a S. Marco il maestro Pasquale Masullo, invalido a causa dello scoppio di una bomba austroungarica che gli aveva procurato la disarticolazione permanente di un ginocchio. Conosce la sua supplente Gigetta, diventano amici,  si innamorano.

Finite le scuole, ai suoi che la richiamano a casa Gigetta scrive: “So scegliere il bene dal male e penso di sposarmi”.
Quasi tutta la famiglia Masullo non vede, però, di buon occhio il fidanzamento di Pasquale con una “straniera”. “Chi so’ ‘sti Veneti ?” tuona il papà di Pasquale. Una zia del giovanotto, Palma Tricarico, offre, invece,la sua protezione e la sua casa ai due giovani che si sposano nell’aprile del 1919.
Con il tempo, a S. Marco Gigetta viene sempre più apprezzata e benvoluta; lei e la cognata Arcangela diventano quasi sorelle inseparabili.
Nel 1920 e nel 1922 da Pasquale e Gigetta nascono Maria Teresa e Matteo Luigi, due bellissimi bambini, che a breve riceveranno un colpo assai duro: nel febbraio 1926, dopo pochi giorni di malattia allora incurabile, Gigetta muore non ancora trentenne per broncopolmonite. La zia Palmuccia, che la adorava, vuole tenerla per sempre vicina in una sepoltura accanto a quella che aveva già predisposto per sé. Da allora, Gigetta Perisello-Masullo riposa in eterno tra monti e boschi del Gargano.
La sorella di Pasquale, zia Arcangelina, rimane nubile e sarà una vice-mamma eccezionale per i due bimbi.
Nel 1949 nasce la prima figlia di Maria Teresa: viene registrata all’Anagrafe e battezzata con il nome di Gigetta.
Oggi, nel 2017, la “nipotina” Gigetta rievoca con emozione questa storia di famiglia segnata da guerra, vicissitudini, dolori ma espressione di amore e generosità”.

 

La storia raccontata dalla Signora Fuiano-Squeri, con tutti i suoi aspetti tragici, resta quasi una rarità in quel mare di disperazione e disagi. L’abbandono del suolo natio, di case, beni, attrezzature, attività, bestiame, un Paese in guerra, con un’economia di guerra, ancora povero, in particolare al Sud.

Un Sud che è completamente diverso dalle loro zone di origine: altri usi, altre lingue, il caldo estivo insopportabile, la malaria prima e la “spagnola” dopo, una buona componente di ignoranza ed incomprensione che li portano ad essere considerati e visti come stranieri, nemici austriaci addirittura, mettono a dura prova il loro soggiorno.

LA DIFFICILE ACCOGLIENZA

FAMIGLIE SMEMBRATE

L’esodo frettoloso e caotico, a volte diversa destinazione fra uomini e donne della stessa famiglia [ 2 ], si viaggia su carri bestiame per percorsi che a volte rasentano gli 800 Km.

 ALLA RICERCA DEI CONGIUNTI

UNA STORIA ANTICA

Ai profughi il Governo concedeva un sussidio giornaliero non certo sufficiente a soddisfare i loro bisogni (vitto, alloggio, cure, ecc.), questo li costringeva ad accettare e darsi a lavori sottopagati. Il sussidio percepito e la concorrenza sul lavoro con quelli del posto creavano ulteriori attriti.

Una situazione gestita male in tempo di guerra, ma che anche oggi ci è proposta dalle cronache quotidiane negli stessi termini.

Un successivo incontro avuto con la Signora Maria Teresa Masullo-Fuiano, figlia di Gigetta Parisello e madre della Signora Gigetta Fuiano-Squeri, ha permesso di ampliare e documentare la nostra conoscenza sui tragici fatti dei profughi di Caporetto inviati a Foggia nel 1917, grazie anche alla presenza del marito, Giulio Fuiano, classe 1919, già combattente della Seconda Guerra Mondiale in Russia.

Una coppia, sobria, erudita, impegnata nel sociale che riesce a tenere vivo il filo della memoria, anche di quella sconosciuta ai più.

 

[ 1 ] I profughi arrivati a Foggia vengono ospitati in alcune chiese, i Parisello nella Chiesa delle Croci, in seguito inizierà lo smistamento presso alcuni comuni della provincia.

[ 2 ] Il papà di Luigia Parisello viene mandato in Sicilia.

Gli stralci giornalistici sono tratti da: Foggia – politico, amministrativo, commerciale 1917 – www.internetculturale.it

 

Link correlati: I Veneti a Foggia 1917- 1918

 

 

 

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