“LAMPI, STORIE & SCORIE DI UNA GUERRA”
VINCENZO FORLESE
di Raffaele de Seneen e Romeo Brescia
Foggiano di adozione, Forlese Vincenzo nasce a Sannicandro Garganico l’8 luglio 1918. Famiglia numerosa la sua, che comprenderà, oltre a lui ed i genitori, altre cinque figlie femmine.
Completa i suoi studi a Lucera nel 1937 dove la sua famiglia si è trasferita; in seguito operaio e poi capo settore al reparto cellulosa della Cartiera di Foggia. Viene a mancare nel 2005.
Una storia come mille altre con un prima ed un dopo dove ognuno ci mette del suo, almeno nei limiti e nelle disponibilità di una libertà goduta e condivisa. Fra il prima e il dopo una parentesi, quella della guerra, dove uno da giocatore del proprio destino diventa una semplice pedina, con un piastrina al collo da spostare in uno scenario di guerra, su una scacchiera internazionale.
Richiamato alle armi nell’aprile del 1939 viene imbarcato a Brindisi con destinazione Egeo (Coo) dove giunge il 16 dello stesso mese aggregato al 10° Reggimento Fanteria Regina.
Partecipa alle operazioni di guerra dall’11 Giugno 1940 all’8 Settembre 1943; il 12 è fatto prigioniero ad Atene dai tedeschi e deportato a Belgrado.
Ed è qui che la “pedina” Forlese si sottrae al gioco a cui era stato condannato con tanti altri, come tanti altri, riprendendo in mano il suo destino e fuggendo dal campo di prigionia in cui era stato internato.
Anche una guerra affrontata convinti o imbevuti di una ideologia perde il suo “fascino” al contatto con la realtà, l’uomo è nato per vivere non per morire, per continuare la specie non per distruggerla. E lo stato di prigioniero durante un conflitto è il preludio a quello della liberazione. Così è sempre stato. Quanto meno la costrizione sofferta, ed i disagi, da uno stato di prigionia ti sottraggono ad incontrare la morte in combattimento, quella propria, quella degli altri, anche per mano tua. La prigionia come uno stato di “comoda” attesa a cui Forlese si sottrae volontariamente con tutti i rischi che questo comporta.
Lo stato di prigionia termina con la fuga che lo porta ad arruolarsi nella 1^ Divisione Slava.
Dal 15 Aprile 1944 al 2 Maggio 1945 partecipa alle operazioni di guerra svoltesi in territorio straniero con l’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo (EPLJ), per la qual cosa gli viene riconosciuta la qualifica di “Partigiano combattente all’estero.
Quello che non conosceremo mai di tanti militari combattenti, reduci, prigionieri, non sono tanto i racconti a tinte forti di episodi che se sollecitati riescono a fare, ma è il pensiero intimo e recondito, quello in bianco e nero con sfumature di grigio che porta a ripensare, a riconsiderare in un percorso di maturazione e diversa presa di coscienza.
Vincenzo Forlese viene rimpatriato e rientra a Foggia a fine maggio 1945, qui, in seguito, trova occupazione , come autista di mezzi pesanti alle dipendenze delle truppe anglo-amercane di stanza, presso il cosiddetto “Truck Pool”, un grande ricovero all’aperto di automezzi, all’epoca nella grande spianata fra Corso Roma e Via Ordona-Lavello, sito attualmente occupato dalla Sede INAM e dal Parcheggio Zuretti.
Nel 1947 è insignito del diploma di medaglia garibaldina e gli viene riconosciuta la qualifica di Partigiano combattente. Per la partecipazione alle operazioni del periodo bellico 1940 – 1943 gli viene riconosciuta la 1^ e la 2^ concessione della Croce al merito di guerra, in seguito, il 27 marzo 1952, la 3^ per attività partigiana. Il 1971, Ventesimo anniversario dalla vittoria della coalizione antifascista, riceve il diploma dal Presidente della Repubblica Federale Socialista Jugoslava.
Il Presidente della Repubblica Federale Socialista Jugoslava
JOSIP BROZ TITO
in occasione del ventesimo anniversario
della vittoria della coalizione antifascista
per aver partecipato alla lotta di liberazione
del popolo della Jugoslavia
e contribuito alla vittoria comune sul fascismo
e al riavvicinamento e all’amicizia fra i popoli
premia il compagno d’armi
FORLESE VINCENZO
con la medaglia ricordo
in segno di apprezzamento e gratitudine
Belgrado, 5 Giugno 1971
[Traduzione di Milka Antonic]
Terminata la seconda guerra mondiale continuerà il suo percorso lavorativo presso lo stabilimento dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato di Foggia.
Alla sua dipartita, avvenuta in Foggia il 16 settembre 2005, il nipote, Vladimiro Forlese, così lo ricorda:
A Vincenzo
Partigiano per la Libertà
Ci sono idee che sfidano la morte
perché restano vive per i vivi.
T’ascoltavamo mentre dicevi libertà
ma le tue non erano parole.
In realtà vedevamo ragazzi dar fuoco
a un’eredità di catene
e altri da bravi muratori
attenti a calcolare il perimetro
d’un mondo nuovo.
Vedevamo il futuro,
un sogno di papaveri rossi
nella terra del grano e degli ulivi.
Erano ragazzi
come noi mentre t’ascoltavamo
già intenti alle nostre vele
su quel mare antico specchio di stelle.