Il terremoto del 1948

 

Foggia,Il terremoto del 1948

Dal diario di Faustina Petrozzi

di Annamaria Petrozzi Simone

18.8.’48

Questa sera alle ore 23.15 una forte scossa di terremoto ci ha svegliati improvvisamente. Alle grida disperate di terrore di Annamaria siamo balzate giù dal letto: è venuta a mancare la luce, la calma non è stata più contenuta così che ci siamo precipitate per le scale in tenute più o meno succinte. Adria in sottana, Annamaria in pigiama e scalza, io in camicia da notte. Appena sulle scale abbiamo cercato di ricomporci e, passato il primo momento di panico, ci siamo portate da zia Aida anch’essa già in strada. Tutta la notte l’abbiamo trascorsa all’aperto e solo all’alba siamo rientrate a casa, Dio solo sa sotto quale incubo.

 

20.8.’48

Questa mattina alle ore 10 una seconda scossa di terremoto d’intensità superiore a quella del 18 è stata avvertita. Io mi trovavo in ufficio e sono subito corsa a casa. Ho trovato tutti in strada terrorizzati. Poiché  l’epicentro si ritiene sia molto vicino, nessuno più pensa di rientrare nella propria abitazione così che si vanno costruendo man mano capanne dappertutto al fine di assicurarsi un po’ di riposo per la prossima notte. Noi siamo riusciti ad ottenere dall’amministrazione un carro ferroviario che è stato occupato da zio Peppino, zia Aida, Ciccio, Mimino, Pasquina ed Italiuccia. Poi ancora in una baracca tipo flambò dell’amministrazione ferroviaria, situata nella pineta, ci siamo rifugiate noi tre con Gisella, Graziuccia ed i bambini. il morale è bassissimo, il panico si è impadronito di tutti indistintamente fino a determinare una vera psicosi di imminente cataclisma. Che Iddio ci liberi!

 

Notte del 23.8.’48

Ancora una violentissima scossa di terremoto è stata da tutti avvertita questa notte alle ore 1.30. Noi nella baracca l’abbiamo avvisata con minore intensità. Sempre le stesse grida di terrore da parte dei piccoli, sempre lo stesso scompiglio da parte dei grandi, sempre la stessa ansia di correre all’aperto. Non ci si raccapezza più, quando dovrà mutare questo stato di cose? notizie disparate corrono di bocca in bocca aumentando l’angoscia e il terrore. Foggia presenta l’aspetto di una città evacuata in attesa di un esercito invasore. Rari i passanti per le vie del centro, paralizzate le attività, deserti gli uffici, i negozi, i caffè. la vita si è cristallizzata in oasi ben circoscritte facili ad individuarsi ove ci sono spazi senza muri intorno. Qui la gente ha impiantato cucine provvisorie ed anche il centro delle proprie attività come: la sarta, il barbiere, il maestro. Un vero incubo del chiuso ci ha preso tutti. In quest’ansia di lasciare le case per l’aperto è fiorita anche un’abile speculazione per chi, trovandosi legname in magazzino, si è dato a costruire baracche nei giardini pubblici, nella villetta e alla periferia per affittarle agli sfollati e 1000 lire la sera. Piano delle Fosse, Porta Lucera, Piazza Lanza, piazza Colombo, Corso Giannone, rione Gesù Maria rigurgitano di questi attendamenti che hanno dello zingaresco per la promiscuità, per il rabberciamento del materiale utilizzato, per il disordine che vi regna.

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27.8.’48

Continuano le scosse telluriche ma con minore intensità. A quanto definito da studiosi che si sono portati sul luogo per meglio studiarne le cause, trattasi di sfaldamento del sottosuolo nei pressi del golfo di Manfredonia. la popolazione comincia a riprendersi dal panico ma pochi sono ancora coloro che hanno abbandonato gli attendamenti per rientrare nelle proprie abitazioni.

 

30.8.’48

Questa sera alle ore 19.20 un temporale violentissimo come mai verificatosi da noi si è abbattuto sulla nostra città. Il cielo pareva si unisse alla terra: acqua, grandine, scariche elettriche hanno finito di terrorizzare la popolazione ancora avvilita dagli eventi degli scorsi giorni. La tempesta tutto ha spazzato capanne e baracche, così che in poco tempo tutti sono rientrati in casa trascinandosi dietro reti da letto, materassi, coperte madide ed inzuppate. Anche noi questo pomeriggio abbiamo abbandonato la baracca e siamo ritornati in casa. certo con timidezza ma ormai ci auguriamo che tutto sia passato e che il Signore voglia liberare l’umanità da altri pericoli.

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