Foggia sulla strada della seta

 

Foggia sulla strada della seta

 

Foggia “Capitale della transumanza”, Foggia “Granaio d’Italia”, si affermò, seppur per un periodo più circoscritto, anche nella produzione della seta. Ma prima della seta, l’allevamento del baco, che tra storia e leggenda si perde nella notte dei tempi.

A Foggia, il primo ad interessarsi di questo animaletto nel 1808 fu Giuseppe Rosati (Agronomo, filosofo, medico e matematico – Foggia 1753/1814). La sua attenzione si incentrò sulla possibilità di creare un’industria alternativa con nuove forme di reddito

Ma è solo nel 1829, che per il comune interesse tra l’Intendente di Capitanata Cav. Nicola Santangelo, il dott. F. Serra e il dott. Francesco Della Martora, rispettivamente Presidente e Segretario della Reale Società di Capitanata, si diede alle stampe un manuale  esplicativo per la pratica di educatore dei bachi da seta e un avvio concreto di prove sperimentali.

Ottimi e rilevanti risultati si ottennero nel 1832 e 1834, l’Intendente  cav. Gaetano Lotti fece impiantare nella Villa Comunale una bigattiera  e nei giardini della stessa piantò alcuni alberi di gelso le cui foglie servivano all’alimentazione del baco.

Molto poi si deve al giovane Giuseppe Garofalo,  valente conoscitore di chimica e botanica che si  adoperò  ad educare gli interessati al governo dei bachi da seta, e a Francesco Gabaldi, conoscitore di scienze naturali, che si impegnò, a titolo gratuito, per la cura della piantagione dei gelsi (Morus cucullata Bonafous)  all’interno dei giardini pubblici.

Al fine di effettuare una precisa valutazione della bontà del prodotto, i primi bozzoli raccolti  furono lavorati a Napoli. Dove il naturalista, Cav. M. Tenore, professore di botanica, riscontrò nelle nostre sete pregi unici tanto da preferirle a tutte le altre del Regno per la loro lucentezza, morbidezza, tenace resistenza e colore unico.

Queste qualità vennero apprezzate anche alla mostra del Real Istituto d’Incoraggiamento di Napoli, ottenendo giusto riconoscimento con premiazione e medaglia negli anni 1832 – 34.

 

Un rilevante riscontro di tale successo lo troviamo anche nel fascicolo VIII degli annali Civili del Regno delle due Sicilie, dove si parla della piantagione dell’albero che da nutrimento al baco da seta :”Dovrebbero adornarsene i viali e i giardini pubblici ad esempio di ciò che fu praticato nella Villa Comunale di Foggia” ed a seguire nello stesso fascicolo dove si parla di sete: “Sonovi bensì le nuove e belle sete di Foggia, ove tante piantagioni si fecero dei gelsi delle Filippine, e tanti nesti di essi né nostri, ed una bigattiera si stabilì nella stessa villa  poco fa ricordata”.

L’antico complesso della Maddalena alle spalle dei Magazzini Piano delle Fosse

 

La risonanza di tale successo suscitò presto l’attenzione di molti commercianti del Regno, per cui  la Reale Società istituì, nell’ottobre1834, una filanda presso l’Ospizio della Maddalena di Foggia e predispose la venuta di “caccia sete” di Caserta per istruire le prime dieci ragazze foggiane. Inoltre, predispose una provvista di semi di bigatti per fornire i piccoli industriosi che avessero voluto  cimentarsi nella nuova attività, distribuendo a ciascun richiedente mezz’oncia  a titolo gratuito.

A conclusione si propone una citazioni di Salvatore Concialini da Siena, poeta estemporaneo, tratta dal suo poemetto in ottave “Un giro per Foggia e nei suoi dintorni”, dove appunto, dopo aver visitato Foggia nell’anno 1837, scrive dei versi dedicati all’intendente Gaetano Lotti.

A destra poi su un incremento vedi

Di ciò ch’esser potria sommo tesoro

Poiché se in giugno colà dentro accedi

Svolger vedrai il mirabile lavoro

Del vermicciuol che, dalle estranee sedi

Di Confugio qua tratto, immensa d’oro

Fonte procura al commerciante attento

Che alimenta il suo lucro in un portento.

 

Stazione Bacologica presso la Villa Comunale – Foggia

La filanda della Maddalena venne chiusa e trasferita in alcuni locali della Villa Comunale fra il 1849 e il 1850 a seguito di proteste da parte delle recluse addette alla trattura della seta per la durezza del lavoro da eseguirsi in locali chiusi, surriscaldati e malsani. Di tanto se ne trova traccia presso l’Archivio di Stato di Foggia.

Setificio della Maddalena – Foggia 6 marzo 1849

Signore, non prima del 3 andante, con foglio n. 1081 il Consiglio Generale mi fa’ noto che le recluse dello Stabilimento della Maddalena, addette ad estrarre dai bozzoli la seta, con le macchine a ciò destinate, volentieri avrebbero continuato in questo disimpegno, giuste le premure della Reale Società da Lei presieduta, se l’azione del fuoco non deteriorasse sensibilmente la loro salute, il che si è specialmente verificato in persona della migliore tra le tiratrici Agnese Mastrocchio.

Le recluse onde hanno formalmente dichiarato non potersi esse ulteriormente prestare al lavoro comunque perdessero un utile.

Tanto fo’ a Lei noto per intelligenza e governo e di riscontro a suo foglio 2114.

F.to L’Intendente

 

Locali per setificio – Foggia 20 maggio 1850

Signore, di riscontro al suo foglio n. 44 nel quale manifestava la premura per avere il locale della Villa Comunale ad oggetto di stabilirvi in quest’anno il setificio, mi affretto a farle conoscere che il Consiglio Decurionale di questo Capoluogo, con delibera mento del 22 detto mese, pervenutomi con rapporto dal Sindaco datato 13 corrente n. 568, ha manifestato di voler concorrere allo scopo.

All’oggetto, il Consiglio destina il locale alla destra sottoposto al porticato della Villa, da ora a tutto ottobre di quest’anno,nella intelligenza che qualora lo stesso abbia bisogno di qualche iattazione, questa debba essere a carico della Società  Economica da Lei presieduta.

Tanto mi affretto a farle noto per sua intelligenza e regolamento.

 F.to  L’Intendente

Pubblicato il: 13 Gen 2024

Scritto da Romeo Brescia

 

 

 

 

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