La trebbiatrice del ‘700

LA TREBBIATRICE DEL ‘700

Raffaele de Seneen  e  Romeo Brescia

In una terra votata alla cerealicoltura, grano soprattutto, con i suoi pesanti cicli lavorativi scanditi dal tempo: aratura a trazione animale, erpicatura, semina, scerbatura (la pungente), mietitura a mano con falcetto, e infine trebbiatura, non poteva mancare chi si ingegnasse per trovare metodi e mezzi più veloci e meno faticosi per l’uomo.

Così, da un opuscoletto del Prof. Antonio Lo Re: “Una trebbiatrice pugliese – Del Settecento” edito nel 1908 ripreso da un “autografo” del Newton pugliese,  Giuseppe Rosati, datato 25 settembre 1793 veniamo a conoscenza di un “foggiano”, tale Michele Schinco, che già nell’ultimo decennio del 1700 inventa una macchina per trebbiare.

Al lungo lavoro di “pestatura” fatto con animali per separare il seme dal resto della spiga e dalla paglia, lo Schinco contrappone un ingegnoso macchinario, debitamente brevettato, che con l’impiego di cinque uomini dà risultati eccellenti per l’epoca. Infatti, in una prova sperimentale di dieci minuti la macchina trebbia dieci fascicoli (gregne) di grano da cui si ottennero otto misure di grano netto, pari a 19 litri circa.

Una trebbiatrice Pugliese

Disegno descrittivo del Prof. Pagliochini

E’ il Lo Re che approfondisce le ricerche sull’inventore: “Michele Schinco,  nato a Foggia l’8 settembre 1768, modesto e oscuro cittadino, fu un acuto meccanico del suo tempo e del suo paese, per la qual cosa s’ebbe l’amicizia intima del Rosati e la protezione del Re, dal quale fu nominato Palazziere Reale in Foggia.

Ed è ancora il Lo Re a raccontare che lo Schinco restaurò il Crocefisso della nostra Cappella Capitolare che versava in cattivissimo stato.

Come capita spesso, e nella fattispecie sicuramente per colpa dei nostri grossi proprietari terrieri che ebbero “paura” dell’innovazione, Schinco rimase “nemo propheta in patria”,  la sua macchina non incontrò favori e fortuna: “La quale….” dice il Rosati “…. se inventata fra gli Anglo-Sassoni, avrebbe, oltre che arricchito inventore e costruttore, anticipata di circa due secoli la trebbiatura meccanica, con grande beneficio dell’economia agricola”.

L’autografo del Rosati è solamente descrittivo, così il Lo Re con “l’artistico aiuto”  del Prof. Pagliochini, docente di disegno della Scuola Professionale, riesce a disegnare la macchina in tutti i suoi particolari.

 

Pubblicato il: 8 Ott 2016

 

 

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