Monastero di Santa Chiara – Foggia – Le tribolazioni

MONASTERO DI SANTA CHIARA – FOGGIA 

LE TRIBOLAZIONI

a cura di Bruno e Donatella Di Biccari

Chiesa di SANTA CHIARA

Chiesa di Santa Chiara – Foggia Fonte: Foggia – Editoriale Adda Bari 1975 – Jarussi Ugo

Ora vi raccontiamo la situazione in cui si erano trovate le Suore del Monastero di Santa Chiara, le loro peripezie e tribolazioni, tra marzo 1731 e febbraio 1732.
La Madre Badessa racconta che all’epoca del terremoto era confessore Ordinario al Monastero Padre Antonio Fattuolo da Celenza d’Abruzzo dell’Ordine dei Minori Francescani ed era Lettore di Sacra Teologia nel Convento di Gesù e Maria e già Custode della Provincia di Sant’Angelo, “il quale scampato dalla rovina del suo Convento, che furono purtroppo grandi, corse senza indugio in Città per sollievo delle povere Religiose, che senza meno credeale sepolte nelle pietre; e dopo aver col favore del Cielo fra quegli orrori di notte, e solitudine della Città, saltare montagne di pietre, reliquie di rovinati edifizi, giunse finalmente al Monastero, fu dalle Religiose ravvisato qual stella mattutina, che portando loro l’alba della salvezza”Le Suore furono radunate tutte nella parte interiore del Parlatorio e colle lagrime agli occhi prostrate a terra con atti di contrizione ricercavano da Lui il benefizio della Santa assoluzione, che poi a ciascuna, in particolare, dispensò coll’udire dalla Grata la sacramentale loro confessione. Mentre confessava verso le ore quattordici vi fu un’altra scossa di terremoto e di comune accordo con la Badessa mandò una persona ad avvisare l’Arciprete Guglielmone, che in mancanza del Vescovo aveva l’obbligo di assistere le Suore. Fu deciso di trasferire altrove le Suore. Verso le ore sedici del giorno “ergendo la croce e disposta a due a due le Religiose in forma di Processione, accompagnate da Ecclesiastici, Confessore, Mastro Giurato ed altri Signori della Città, furon trasportate dal Monastero unite alle Monache della Nunziata nel giardino dei monaci scalzi, per essere le mura del medesimo restate in piedi, proporzionati perciò a salvare nel modo più possibile la Clausura delle Religiose”; la Badessa racconta che appena ivi giunte, “replicò con empito non ordinario il terremoto, talche vedansi gli arboscelli del giardino così tra loro dibattersi, che sempravan volersi dalle radici divellare”.
Nel frattempo il Mastro Giurato fece fare due piccole baracche una per le Religiose di Santa Chiara e l’altra per quelle dell’Annunziata. Stettero così malconce per dodici giorni finchè furono fatte due Baracche più comode.
In quei giorni c’era molto ristrettezza di vitto, infatti quasi tutti i numerosi forni erano crollati e funzionavano solo due e dalle vicine città non arrivavano i viveri perché avevano paura che al loro passaggio potevano crollare i muri e rimanere sepolti. Le Autorità Locali nella distribuzione dei viveri avevano dato una preferenza alle Suore che dato il loro stato di Clausura non potevano uscire per procurarsi il cibo. La Badessa riferisce: “che non è da tacersi la fatalità del povero Monastero di Santa Chiara, che avendo pochi mesi prima in deposito quattromila e più ducati, somma che in questo frangente potea molto sollevare le sua bisogna, dal Protettore di quel tempo Sig. Canonico D. Domenico Scarafone furono impiegati alla compera di nuova casa, così in Deposito restarono ducati quattrocento, che servirono col consiglio del Vescovo in questa urgente necessità per vitto alle Religiose in Baracca, e necessario al Monastero per renderlo abitabile. In mancanza di questa piccola somma sarebbe stato necessario “vendere a vil prezzo quel poco argento del Monastero per somministrare alle Religiose il necessario vitto”.

Articoli recenti